Abolizione della pena di morte nello Zimbabwe? Manca solo la firma del presidente

abolizione della pena di morte

Il cammino dello Zimbabwe verso l’abolizione della pena di morte ha raggiunto un punto cruciale. Il Senato del Paese ha approvato recentemente una proposta di legge che sancisce l’eliminazione di questa pratica, lasciando come ultimo passo la firma del presidente Emmerson Mnangagwa. Si tratta di un traguardo fondamentale che, se raggiunto, collocherà lo Zimbabwe tra i Paesi africani che hanno abbandonato una misura giudiziaria sempre più contestata a livello internazionale.

La firma del presidente

Tutti gli occhi ora sono puntati su Emmerson Mnangagwa, il quale detiene l’ultima parola per rendere effettiva la nuova legislazione. La sua approvazione non è solo un passaggio tecnico, ma assume anche un forte valore simbolico. Mnangagwa, infatti, ha un legame personale con questa vicenda: condannato a morte per il suo ruolo nella lotta per l’indipendenza dello Zimbabwe, la sua pena fu commutata a causa della giovane età. Da allora, è rimasto un oppositore dichiarato della pena capitale, definendola disumana e incompatibile con i principi fondamentali dei diritti umani.

Mnangagwa ha più volte ricordato la necessità di un sistema giudiziario che promuova la riabilitazione piuttosto che la punizione estrema. Questo approccio, unito alla sua esperienza personale, rende quasi certa la firma del provvedimento. In effetti, molti osservatori considerano il suo intervento una mera formalità, segno di un impegno già espresso in precedenza.

Un’Africa divisa sulla pena di morte

L’abolizione della pena di morte nello Zimbabwe si inserisce in un panorama africano variegato. Secondo i dati più recenti, circa la metà dei Paesi africani ha già eliminato la pena capitale dalla propria legislazione o ha adottato una moratoria de facto sulle esecuzioni. Tra questi, spiccano il Sudafrica, il Ruanda e la Namibia, che hanno compiuto passi significativi verso sistemi penali meno punitivi e più orientati alla riabilitazione.

Tuttavia, altri Paesi africani continuano a mantenere la pena di morte e, in alcuni casi, a eseguirla. La Nigeria e l’Egitto, ad esempio, figurano tra i Paesi con il più alto numero di esecuzioni nel continente. Questa divisione riflette il dibattito sulla pena capitale, che spesso vede opporsi argomentazioni legate alla giustizia retributiva e alle necessità di deterrenza, da un lato, e considerazioni sui diritti umani e sull’errore giudiziario, dall’altro.

Il sistema giudiziario dello Zimbabwe e il peso della pena capitale

Nonostante la pena di morte sia ancora formalmente prevista, lo Zimbabwe non ha eseguito condanne capitali dal 2005, di fatto mantenendo una moratoria informale. Attualmente, circa 80 detenuti si trovano nel braccio della morte, ma la pressione per commutare queste condanne si è intensificata negli ultimi anni, soprattutto grazie all’impegno delle organizzazioni per i diritti umani.

Il sistema giudiziario del Paese ha affrontato critiche per la sua lentezza e per le condizioni spesso disumane delle carceri, dove la mancanza di risorse è cronica. Infatti, l’abolizione della pena di morte è vista come un passo verso un approccio più umanitario, ma anche come una possibile leva per migliorare la credibilità del sistema giudiziario agli occhi della comunità internazionale.

Il ruolo delle organizzazioni internazionali e locali

Le campagne per l’abolizione della pena di morte nello Zimbabwe hanno visto il coinvolgimento di numerose organizzazioni, sia locali che internazionali. Al contempo, associazioni locali hanno promosso iniziative di sensibilizzazione sul territorio, dimostrando come la pena di morte non rappresenti una soluzione efficace contro la criminalità.



Il supporto della società civile è stato determinante nel generare un dibattito pubblico sulla questione. Diversi sondaggi indicano un calo del sostegno popolare alla pena capitale, un dato che riflette un cambiamento culturale significativo.

Aspetti simbolici e politici della decisione

L’abolizione della pena di morte ha anche una valenza politica rilevante. Per Mnangagwa e il suo governo, questo provvedimento potrebbe rappresentare un tentativo di migliorare l’immagine internazionale del Paese. Lo Zimbabwe ha affrontato anni di isolamento politico ed economico, soprattutto sotto la presidenza di Robert Mugabe, e l’adozione di riforme significative potrebbe contribuire a ristabilire relazioni diplomatiche più solide con l’Occidente.

Inoltre, la mossa potrebbe rafforzare il sostegno interno al governo, specialmente tra i giovani e le classi urbane, più inclini a sostenere riforme progressiste. Tuttavia, il percorso non è privo di ostacoli. Alcuni gruppi conservatori continuano a opporsi all’abolizione, sostenendo che la pena di morte sia necessaria per contrastare crimini gravi come omicidi e atti di terrorismo.

Se la legge sarà firmata, lo Zimbabwe entrerà a far parte di un gruppo sempre più nutrito di nazioni che riconoscono l’inutilità e l’ingiustizia della pena di morte. Questo passo potrebbe avere ripercussioni anche sui Paesi vicini, spingendo altre nazioni della regione a riconsiderare le proprie legislazioni in materia.

 

 

 

 

 

Patricia Iori

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