L’abbattimento degli orsi problematici è sempre stata una pratica utile solo per facciata. Ecco perché ha rischiato di morire l’orsa Gaia, per togliere un problema inesistente.
L’abbattimento degli orsi problematici è pratica comune in Italia, per fortuna l’orsa JJ4, conosciuta come Gaia, l’animale che lo scorso 5 aprile ha ucciso Andrea Papi in Trentino, non ha dovuto subire questa fine. Definita un’orsa problematica era stata condannata all’abbattimento da parte del presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti. Tutti gli altri orsi di quelle zone sono ora a rischio abbattimento o di deportazione. Sono 110 gli orsi che popolano i boschi del Trentino e, guarda caso, ce li ha messi l’uomo.
Tra il 2000 e il 2001 sono stati rilasciati in Trentino 10 orsi provenienti dalla Slovenia per il progetto Life Ursus. Il risultato che il progetto voleva ottenere nei decenni successivi era la presenza di 40/60 esemplari di orso. Ora siamo arrivati a 110. Chi si poteva immaginare che, dopo l’inserimento degli orsi, questi si sarebbero riprodotti senza fermarsi? Nessuno ovvio.
Si sapeva, ma nessuno ha fatto niente fino ad ora. Funziona così per la politica italiana, non si agisce finché non ci scappa il morto. Ora gli altri orsi sono a rischio abbattimento o di trasferimento, quando invece bastava monitorarli e insegnare alle persone che aggirarsi per i boschi popolati dagli orsi non è proprio una bella idea. Ovviamente Andrea Papi non ha colpe, è stato un incidente, ma non incolpiamo nemmeno Gaia.
La storia di Gaia
Gaia ha 17 anni, è nata nel 2006 da due degli orsi trasportati in Trentino dal progetto Life Ursus. Già nel giugno 2020 aveva aggredito due uomini, padre e figlio, e in quell’occasione l’ordinanza di abbattimento era stata sospesa da Consiglio di Stato su ricorso delle associazioni animaliste Oipa ed Enpa. In quell’occasione Gaia aveva con sé i suoi cuccioli, perciò aveva aggredito i due uomini per proteggerli. Anche i suoi fratelli sono stati vittime dell’uomo. Suo fratello JJ1, Bruno, è stato abbattuto nel 2004 in Baviera, JJ3 è stato abbattuto nel 2008 in Svizzera. Una persecuzione per la sua famiglia.
Gli orsi sono animali territoriali, ognuno protegge il suo territorio e vive da solo. I cuccioli lasciano presto la madre per andare a trovare il loro angolo di mondo da governare. Ricordiamo che sono grandi mammiferi, carnivori. È normale che, aumentando di numero, il loro territorio deve espandersi oppure si rischia che si avvicinino alle zone frequentate dall’uomo.
L’abbattimento degli orsi problematici in trentino
Il Tar di Trento ha accolto il ricorso presentato dalla LAV contro l’abbattimento di Gaia, proprio come è successo nel 2020. Diciamo che in Trentino hanno un po’ il vizio di abbattere gli orsi. Vengono definiti problematici, perché hanno attaccato l’uomo. I veri problematici sono coloro che non si rendono conto della grande inutilità degli abbattimenti. La LAV ha definito la volontà di abbattere JJ4 come una semplice vendetta e non come un modo per proteggere la popolazione. A lungo termine non sarà risolto niente, altri orsi attaccheranno l’uomo , come capita da sempre. Si pensa a un grande trasferimento di massa di tutti gli orsi del Trentino. Una grande idea, se non fosse che ormai l’ecosistema di quei boschi si è adattato alla presenza degli orsi. L’uomo gioca a fare Dio e uccide e sposta gli animali a suo piacimento. Ci sarebbero soluzioni molto più utili a lungo termine.
- Creare una riserva controllata (come in Abbruzzo).
- Creare corridoi ecologici per farli spostare autonomamente e spontaneamente.
- Far rispettare alle persone i loro territori.
Riformare la società
In un territorio in cui la presenza degli orsi è ovvia e quindi pericolosa per l’uomo, le istituzioni e le politiche locali dovrebbero dare più informazioni alle persone. Nessuno andrebbe mai a correre nella savana senza un minimo di terrore, tutti hanno paura dei leoni. Così come in Africa tutti i safari e le visite sono guidate e dotate di guide con comportamenti consigliati e vietati, così dovrebbe essere per i boschi. La presenza di animali pericolosi dovrebbe mettere in ansia un po’ tutti, dai cittadini ai turisti. E allora perché nessuno ha paura? Perché la situazione non è ben gestita, le persone non conoscono i rischi che corrono, e in queste condizioni gli incidenti capitano sicuramente. L’orso non attacca l’uomo perché ha fame, ma perché minacciato dalla sua presenza.
Per l’Ispra gli orsi problematici possono fare solo due tipi di fine, o vengono abbattuti o chiusi in cattività per sempre. Non sono grandi soluzioni perché non è l’orso ad essere problematico, è l’uomo ad essere incauto. Gli incidenti capitano sempre, i cani a volte mordono, i gatti graffiano, i cinghiali ammaccano le auto e gli orsi attaccano. L’orso però uccide se attacca. Anche noi, essendo grandi e grossi, uccidiamo quotidianamente animali più piccoli. Perché? Perché ci danno fastidio. Zanzare, mosche, scarafaggi, gechi, lucertole, topi, si potrebbe continuare all’infinito. Allora invece di procedere con l’abbattimento degli orsi problematici, perché non impariamo a starne alla larga? Non siamo padroni della natura e la natura ce lo ricorda sempre.
Helena Rori
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