Daniel Matal è morto di freddo nella notte tra giovedì 4 e venerdì 5 gennaio su una panchina antibivacco, quelle che il bracciolo nel mezzo avrebbe dovuto impedire a turisti e senzatetto di potersi sdraiare, in un giardino a un centinaio di metri dalla centrale piazza Bra’ di Verona.
Indossava, sotto a un cappotto, ancora il pigiama col quale era stato dimesso martedì dall’ospedale ed era finito a chiedere l’elemosina per aver perso il lavoro e la famiglia: una situazione che l’aveva portato a uno stato di depressione.
Era il 2007 quando la notizia delle panchine antibivacco aveva fatto parlare di Verona, la città dell’amore, in tutto il mondo: così il Sindaco Flavio Tosi – di cui l’attuale sindaco Federico Sboarina ne era assessore – aveva iniziato la sua battaglia, a suon di ordinanze sul decoro per eliminare gli elementi – che sono persone – indecorosi.
Nel 2014 un’ordinanza sindacale anticipava il sindaco di Como vietando di dar da mangiare ai senzatetto in centro con una multa da 25 euro fino a un massimo di 500 euro e, due anni dopo, nel 2016 si aggiunse il divieto di elargire somme in denaro a chi chiedeva l’elemosina nel centro storico di Verona con le medesime multe fino a 500 euro.
Nel frattempo, sempre per il decoro, sono state alzate inferriate nei giardini del centro di Verona per allontanare le persone senza tetto.
È del 30 dicembre questo mio allarme pubblico:
Due persone senza fissa dimora, negli ultimi dieci giorni, son state accolte al pronto soccorso di Borgo Trento in stato di assideramento. Questa è la risposta che mi arriva dall’Azienda Ospedaliera di Verona alla domanda se ci fossero stati casi di ricoveri o accoglienze nei pronto soccorsi di Verona di persone senza tetto a causa del freddo.
Sono storie di persone che esprimono più un disagio che una violazione al decoro della nostra città; persone che dormono per strada e che, loro malgrado e quasi mai per libera scelta, si trovano costrette a violare il Titolo III del regolamento della polizia municipale sul “Decoro e ordine del centro abitato” che vieta di “stazionare e bivaccare, eventualmente utilizzando tende, sacchi a pelo, panche, materassi, tendoni, manufatti leggeri od attrezzature similari al fine di impiegarli come ricoveri temporanei.” È un regolamento ingiusto perché assimila il turismo improvvisato con i senza tetto.
Le conseguenze dell’ordinanza sul decoro spesso si concludono, dopo una nottata passata sottozero, con il sequestro delle coperte. È vero che da dicembre il Comune ha predisposto dormitori, ma è pur vero che non sono accessibili a tutti.
Considerando che il Sindaco è il responsabile della salute dei cittadini, sarebbe un gesto di compassione togliere il divieto di dormire per strada alle persone senza fissa dimora o, almeno, concedere una moratoria per il periodo invernale dando indicazioni che non vengano rimossi i giacigli dei senza tetto cosicché essi conservino le proprie coperte per la notte.
La Verona di oggi non è come Como, anche se sul sito della Polizia Municipale c’è ancora traccia dell’ordinanza che ha fatto vergognare, per fortuna decaduta, in cui si vietava di distribuire pasti in centro ai senza tetto con sanzioni fino a 500 euro…
È Natale, siamo tutti buoni … ma non lo siamo con tutti.
La risposta dell’assessore ai Servizi Sociali Stefano Bertacco, oltre ad annunciare l’imminente apertura di un nuovo dormitorio nella zona Sud della città, afferma che durante l’emergenza freddo chiunque può avere accesso ai dormitori dietro l’esibizione di un documento e, per quel che riguarda la questione del decoro, l’assessore puntualizza: «La polizia municipale di Verona è composta da agenti di grande buon senso. Si interviene solamente nei casi in cui si tratti di persone che creano problemi di particolare gravità».
A questo si aggiunge la dichiarazione del presidente della Ronda della Carità, Marco Tezza: «Attualmente serviamo circa 100 pasti a notte – spiega -, rispetto ai 70 di qualche anno fa». Sono stati proprio i volontari, nei giorni scorsi, a richiedere l’intervento dei soccorritori per i due casi di clochard trovati in gravi condizioni a causa del freddo. «Sappiamo che sono stati presi in cura al pronto soccorso e che, una volta, ristabiliti, sono tornati in strada».
La morte di Daniel Matal di questa notte evidenzia ancora di più la necessità di un impegno maggiore nei confronti delle persone che dormono per strada e quanto sia necessario modificare il regolamento sul “Decoro e ordine del centro abitato” e lasciare al “buonsenso della polizia municipale” l’applicazione con il sequestro delle coperte, come dichiarato dall’ass. Bertacco, non può essere l’unica possibile soluzione.
Ma sarebbe necessario rivedere il regolamento di accesso ai dormitori: l’accoglienza non garantisce un posto per tutti e comunque è consentita solo dietro presentazione di un documento, il permesso a dormirci deve essere rinnovato ogni 15 giorni aumentando così il senso di precarietà in queste persone, e l’ingresso è consentito solo dalle 19,30 alle 7 del mattino. Questi sono i motivi per i quali molte persone restano, un centinaio come evidenzia il presidente della Ronda, ogni notte per strada. Ma, oltre a rivedere immediatamente il regolamento, è necessario ripensare al sistema di assistenza che non può essere limitato alla sola accoglienza notturna.
Un gruppo di cittadini e senza tetto ha scritto al Sindaco di Verona Federico Sboarina, responsabile della salute di tutti i cittadini, il 18 dicembre la seguente “richiesta di AIUTO” alla quale stanno attendendo ancora una risposta.
Noi uomini e donne che viviamo sulla strada al freddo e con tanti problemi giornalieri quali non dormire bene, paura durante la notte, freddo e malattia chiediamo un posto dove dormire la notte.
Sono anni che siamo in questa situazione.
Noi mangiamo sulla strada, davanti al mercato ortofrutticolo, zona Fiera, con cibo offerto dalla Ronda. Chiediamo di cenare in uno spazio coperto, dove ci sia anche qualche servizio di toielette.
Abbiamo tutti diritto alla vita dignitosa (art. 3 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo)
Insieme con noi ci sono dei cittadini che difendono e sostengono la nostra richiesta e desiderano, per noi e con noi, una condizione di vita umana.
Tra noi ci sono persone che hanno i documenti ed altre che non hanno documenti.
Chiediamo una soluzione per tutti.
Come gli animali domestici, cani e gatti, vengono protetti, così anche noi ancora di più, crediamo e chiediamo il diritto di protezione come necessità umana, necessaria per la nostra dignità e salute.
Attendiamo fiduciosi una risposta e vi ringraziamo per questo.