Di Andrea Umbrello
Quanto sta avvenendo a San Severo (Foggia), e in modo particolare in località Torretta Antonacci, sede di container di un campo di accoglienza per circa 300 persone, è di una gravità agghiacciante. È un sovraccarico di paura, soprusi e violenza che incessantemente alimentano la fiamma del dolore e della rabbia di chi – da quando ha messo piede nel nostro azzimato Paese – lotta per la sopravvivenza. In quale altro modo potreste definire la vita di 300 persone che vivono tutte le loro giornate nella terribile routine del lavoro nei campi, insudiciati di terra, sangue e sudore? Una lotta appunto.
Questa narrazione ha come punto di partenza quanto successo due giorni fa nei pressi del “Gran Ghetto”, come viene definita la località che per qualcuno significa casa, ristoro e sollievo. L’impianto di illuminazione dell’area è alimentato da un serbatoio contenente gasolio. Un semplice maltolto, avranno pensato le quattro persone armante che, tentando di forzarlo, sono state scoperte da un gruppo di migranti che hanno prontamente sollecitato l’intervento degli agenti della squadra volante del commissariato. Tre dei quattro malviventi sono riusciti a darsi alla fuga, il quarto – un foggiano 39enne pregiudicato – è stato arrestato, dopo aver minacciato con una pistola, risultata provento di furto, i poveri migranti a protezione delle quattro carcasse che fungono da loro dimora.
Una seconda vicenda invece – apparentemente distante dalla prima – è avvenuta durante la scorsa notte, e registra nella sua interezza tutta l’ondata di odio che immutabilmente si abbatte addosso ad una comunità di persone che chiedono solo rispetto e dignità.
Siamo sempre nel “Gran Ghetto”, dove alle 2 di notte una Opel con a bordo tre migranti è stata raggiunta e inseguita da una seconda auto, dalla quale è stato esploso almeno un colpo di fucile che ha infranto il lunotto posteriore del mezzo e ferito due dei tre malcapitati a bordo che, in stato di shock, si sono allontanati dall’auto per fuggire a piedi nei campi, prima di riuscire a chiedere aiuto. Uno dei due feriti è stato portato in ospedale per le cure del caso, ma per le ferite che non sono state causate dalla ‘rosata’ del fucile e dai cristalli del lunotto in frantumi ci vorrà molto altro tempo. Forse una vita, fino a quando il prossimo colpo non la spazzerà via.
Se nella prima vicenda quattro disperati ne attaccano altri, giudicando il rischio di farne fuori qualcuno come un giusto compromesso in cambio di qualche litro di gasolio, nella seconda si cerca ancora una motivazione. Intendo una motivazione oltre all’odio senza riserve.
In entrambi i casi è questa l’importanza che diamo a migliaia di persone trasparenti al mondo, qualche centinaio di euro nel migliore dei casi, una pallottola ben indirizzata nel peggiore. Del resto, per molti di noi sono solo braccianti, migranti la cui unica ambizione è diventare schiavi tra i meglio pagati.