A Rio de Janeiro un raid della polizia si trasforma in un massacro

raid Rio de Janeiro

Lo scorso giovedì, a Rio de Janeiro un raid della polizia si è trasformato in un bagno di sangue, attestandosi come una delle più violente operazioni della polizia nella storia della città.



Raid a Rio de Janeiro: mattanza nella favela di Jacarezinho

Nelle prime ore di giovedì 6 maggio, 200 agenti della polizia di stato, accompagnati da veicoli blindati, hanno fatto irruzione sulle strade di Jacarezinho, una favela a mezz’ora dalla spiaggia di Ipanema, nella città di Rio de Janeiro. L’operazione mirava a colpire il Comando Vermelho, un gruppo criminale coinvolto nel traffico di droga, in numerosi omicidi e rapine, e accusato di reclutare tra le sua fila bambini e adolescenti.

Mentre elicotteri sorvolavano la zona e i sospetti cercavano di fuggire scappando sui tetti, i poliziotti, pesantemente armati, hanno seminato il terrore nel quartiere noto per la sua criminalità, costringendo i residenti a nascondersi in casa. Ai “sospetti criminali” non è stato dato il tempo di arrendersi. Il raid si è protratto per nove ore, e il bilancio delle vittime delle sparatorie è salito a 28 persone, tra cui un agente. Si tratta di uno dei peggiori massacri di sempre ad opera della polizia nella storia di una città nota per la sua violenza.

Testimonianze di un massacro

I testimoni dell’accaduto raccontano di una carneficina, le pozze di sangue, l’odore dolciastro dei cadaveri abbandonati nei vicoli, e accusano la brutalità della polizia, e un uso sproporzionato della forza. In alcuni video girati dai presenti si assiste a quelle che sembrano torture e esecuzioni arbitrarie.

Una giovane racconta che suo marito è stato ferito a una gamba mentre era uscito a comprare del pane, e poi ucciso dai colpi delle forze dell’ordine.  “Era vivo, era disarmato. Semplicemente si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato” (Reuters).

Una donna, madre di famiglia, riporta di giovane ferito che ha cercato di nascondersi in casa sua. Gli agenti lo hanno inseguito e finito sul letto di sua figlia, una bimba di nove anni che ha assistito a tutta la scena. “Non gli hanno nemmeno dato il tempo di parlare”, dice, mentre le scia di sangue che che attraversa il pavimento di casa racconta l’estremo tentativo del giovane di salvarsi.

Anche i passeggeri di un treno che passa per il quartiere sono stati colpiti da alcuni proiettili vaganti.

La Corte Suprema apre un’inchiesta e la polizia si difende

Il raid ha violato le disposizioni della Corte Suprema che, nel 2020, aveva vietato queste operazioni nelle favelas durante la pandemia se non per “circostanze assolutamente eccezionali”.

Edson Fachin, giudice della Corte Suprema, ha chiesto che i procuratori federali e statali aprano un’inchiesta e facciano luce sui possibili abusi dei diritti umani perpetrati dalla polizia e sulle esecuzioni extragiudiziali.

Le forze dell’ordine negano ogni accusa, affermando di aver seguito il protocollo e di aver aperto il fuoco solo per legittima difesa. “[Gli uomini uccisi] Erano tutti trafficanti o criminali che hanno provato a uccidere i nostri poliziotti. Non avevamo alternative” ha dichiarato Felipe Curi, detective della polizia di Rio de Janeiro.

Bolsonaro e i suoi più fedeli sostenitori si sono subito schierati dalla parte della polizia, difendendone l’operato. D’altronde il Presidente, ex capitano dell’esercito, ha sempre sostenuto la necessità di depenalizzare l’uso della forza letale da parte della polizia e l’impunità per chi spara contro i criminali.

In un twitter, il figlio di Bolsonaro, Eduardo, ha definito “barboni” tutti coloro che mettono in dubbio la legalità dell’operato della polizia.

L’indignazione dell’ONU e delle organizzazioni umanitarie

Le Nazioni Unite e i difensori dei diritti umani hanno espresso una condanna unanime, chiedendo  “un’indagine indipendente, approfondita e imparziale”.

L’ONU dà voce alla propria indignazione dichiarandosi “profondamente turbata” per gli eventi di giovedì.

Amnesty International condanna duramente questa “operazione riprovevole e ingiustificabile”, descrivendola come l’ennesimo atto violento contro neri e poveri. “È inaccettabile che le forze di sicurezza continuino a violare i diritti umani dei residenti delle favelas, che sono soprattutto neri e poveri”, ha affermato Jurema Werneck, direttore esecutivo di Amnesty International Brasile.

Secondo Human Rights Watch, la polizia di Rio ha ucciso 453 persone da gennaio a marzo di quest’anno. E questo massacro non sembra destinato a fermarsi.

Camilla Aldini

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