Nostalgici e fautori del regime fascista si sono radunati a Predappio per la commemorazione del duce, in occasione dell’anniversario della sua morte, avvenuta il 28 aprile 1945. Quest’anno la partecipazione è stata scarsa: non più di un centinaio di persone hanno reso omaggio al duce, davanti alla cripta dove è sepolto.
Circa un centinaio di persone, tutte vestite rigorosamente di nero, si sono riunite a Predappio l’ultima domenica di aprile, come tradizione dei nostalgici vuole, per la commemorazione del duce Benito Mussolini.
Quest’anno, a ricevere i partecipanti due dirette discendenti del duce: Orsola e Vittoria Mussolini, pronipoti del primogenito di Benito. Anche alla guida dell’organizzazione dell’evento, per la prima volta, vi è stata una figura femminile. Mirco Santarelli, che ha lasciato il ruolo di responsabile degli Arditi d’Italia di Ravenna e da sempre coordinato questo tipo di riunioni, ha passato il testimone ad Angela Di Marcello, persona vicina alle pronipoti del dittatore e responsabile dei volontari alla cripta della famiglia Mussolini.
Un’organizzazione tutta al femminile, una novità al passo con i tempi. Ma, dato il ruolo che il fascismo dava alla donna, ci viene da pensare che probabilmente il duce si stesse rivoltando nella tomba.
La giornata di commemorazione del duce
Prima dell’inizio della parata, che parte da Predappio e arriva fino alla cripta dove è sepolto Benito Mussolini, situata nel cimitero di San Cassiano, si è svolta una messa commemorativa nella vicina Carpena. Tale messa è stata celebrata da padre Giulio Maria Tam, parroco vicino all’estrema destra e già scomunicato dal Vaticano.
Dopo aver osservato un minuto di silenzio, il corteo è partito dal centro di Predappio in direzione del cimitero. Lì, ad accogliere i partecipanti, vi erano le pronipoti del duce. Queste le parole introduttive di Orsola Mussolini:
Siamo qui per commemorare i nostri morti che ci furono anche dopo che le armi avrebbero dovuto tacere.
Da come riportato, quest’anno non ci sarebbe stata alcuna violazione della legge Mancino, norma che condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista. Come richiesto dalle sorelle Mussolini, nessun componente dell’esiguo gruppo di persone che si è riunito per rendere omaggio al dittatore italiano ha fatto il saluto romano. In sostituzione di tale indegno gesto, una mano sul cuore.
In seguito alla manifestazione del 28 ottobre 2022, altro evento che vede riunirsi nostalgici del ventennio fascista per festeggiare l’anniversario della marcia su Roma, otto persone sono state indagate dalla procura di Forlì per aver sfoggiato simboli fascisti e continuato a fare saluti romani. Questa forse la motivazione che ha portato Orsola e Vittoria Mussolini a chiedere ai partecipanti di non ostentare troppo il proprio animo fascista.
Una commemorazione caratterizzata da una certa moderatezza, senza sfoggio di simboli e slogan fascisti. Sempre se a una manifestazione di questo tipo possa accostarsi un termine come “moderato”.
Ancora nostalgici quasi un secolo dopo
L’unica dichiarazione arrivata da parte di un esponente politico in relazione alla commemorazione del 30 aprile è stata quella di Andrea De Maria, del Partito Democratico:
Ancora una volta una manifestazione a Predappio, caratterizzata dalla nostalgia per la dittatura fascista. Tutte le forze politiche, anche quelle della attuale maggioranza, dicano parole chiare: in una democrazia che si unisce intorno ai valori costituzionali non c’è spazio per il fascismo. In Parlamento abbiamo presentato una proposta di legge per contrastare con più efficacia i fenomeni neofascisti. Diventi l’occasione anche per una chiara presa di posizione di tutti i gruppi parlamentari.
Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei Ministri e del partito più vicino all’ideologia neofascista, dal canto suo, in occasione del 25 aprile, ha scritto una lettera al Corriere della Sera in cui dice che “i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”. In tale lettera non troviamo alcun riferimento alla parola “antifascismo”, pur citando la Costituzione.
La Costituzione è la prova scritta dell’antifascismo italiano, cosa con cui Ignazio La Russa, presidente del Senato ed esponente del partito della Meloni, non sembra essere d’accordo. Recentemente, infatti, ha dichiarato che “l’antifascismo non c’è nella Costituzione”.
Insomma, ci rammarica che quasi un secolo dopo la sconfitta del regime dittatoriale fascista (il tempo guarisce, dicevano) ci siano ancora persone devote ad un’ideologia nemica dei tempi attuali, nei quali le persone, comprese i partecipanti dell’evento del 30 aprile a Predappio, possono vivere perseguendo le proprie idee, liberamente. La scarsissima partecipazione all’evento è un segnale positivo, ma c’è ancora molto da fare.