A Nardò si passa dal ghetto al villaggio: la trasformazione di Boncuri nella provincia di Lecce, un esempio virtuoso di accoglienza e tutela per i braccianti immigrati.
Nardò, provincia di Lecce, famosa per le sue angurie IGP e i pomodori, è anche conosciuta per un fenomeno molto meno brillante: la piaga del caporalato e delle baracche per ospitare i braccianti. Tuttavia, negli ultimi anni, si sono registrati importanti passi avanti verso una migliore accoglienza e tutela dei lavoratori stagionali migranti, grazie alla collaborazione tra istituzioni e Terzo settore.
In particolare, la località di Boncuri, che in passato ospitava fino a 3.000 braccianti ammassati in condizioni inumane, è ora diventata un grande villaggio capace di ospitare fino a 320 persone. Qui sono stati costruiti 80 moduli abitativi da 4 posti, dotati di aria condizionata, mobilio e letti con materassi e biancheria. Oltre a ciò, sono presenti 20 moduli con bagni e docce, un’area dedicata all’ambulatorio con un medico presente tutti i giorni, e altre strutture per l’assistenza sindacale e sociale.
La gestione del villaggio è affidata al Comune con fondi regionali, mentre il gruppo scout del Cngei si occupa degli ingressi e della sorveglianza, offrendo un punto di riferimento h24 per gli ospiti. Il villaggio è destinato agli immigrati stagionali che lavorano per la raccolta di cocomeri e pomodori, ed è aperto da fine giugno a settembre. Tuttavia, solo chi è in regola col permesso di soggiorno, ha un contratto di lavoro o è iscritto alle liste di collocamento può accedervi.
Le regole all’interno del villaggio sono rigide ma accettate con piacere dai lavoratori, che comprendono l’importanza della tutela e della sicurezza garantita dal contesto. Il villaggio è recintato e l’accesso avviene solo tramite badge con foto e generalità, controllato dai giovani scout con appositi lettori. L’alcol è vietato all’interno della struttura. Si tratta di un ambiente pulito e ordinato, in cui il rispetto delle regole è alla base del funzionamento.
Questo importante passo verso l’accoglienza dignitosa e la tutela dei braccianti immigrati è stato possibile grazie all’impegno della Diocesi di Nardò-Gallipoli, che ha collaborato con il Comune per realizzare il villaggio, e al dirigente regionale Stefano Fumarulo, a cui è stata intitolata una piazza davanti alla struttura. Purtroppo, Fumarulo è scomparso improvvisamente poco prima dell’inaugurazione, ma la sua idea di realizzare altri villaggi simili in tutta la Puglia rimane un importante obiettivo.
Tuttavia, non mancano ancora sfide da affrontare al di fuori del villaggio. Il trasporto verso i campi di lavoro continua a essere a carico dei braccianti, che devono pagare per raggiungere i luoghi di lavoro. Inoltre, lo sfruttamento nei campi non è del tutto scomparso, e il fenomeno dei braccianti senza lavoro e denaro per l’igiene personale richiede ulteriori interventi.
Il villaggio di Boncuri rappresenta un caso unico in Puglia e uno dei pochi esempi virtuosi in Italia per l’accoglienza e la tutela dei lavoratori immigrati stagionali. È un segnale positivo e una speranza per un futuro migliore in cui la dignità e i diritti dei braccianti vengano sempre più garantiti e rispettati.