Le impronte digitali dei primati
I primati hanno evoluto creste epidermiche sulle regioni volari delle mani e dei piedi con una densità molto maggiore di ghiandole sudoripare rispetto alla pelle piatta: le impronte digitali. Da sempre ci si chiede a cosa servono le impronte digitali. Uno studio ha dimostrato che non agiscono soltanto come come un meccanismo di termoregolazione.
A cosa servono le impronte digitali: le funzioni già note
È stato sostenuto che le creste epidermiche sulle dita diminuiscono l’attrito a contatto con superfici lisce, promuovono l’incastro con superfici ruvide, incanalano l’acqua in eccesso, prevengono la formazione di vescicole e migliorano la sensibilità tattile.
Queste funzioni sono all’origine di un meccanismo di regolazione dell’umidità, che garantisce un’idratazione ottimale dello strato di cheratina della pelle. Questo per massimizzare l’attrito e ridurre la probabilità di scivolamento a causa della formazione di uno strato di fluido.
Inoltre, a contatto con superfici impermeabili, l’occlusione del sudore dai pori nelle creste favorisce la plastificazione della pelle, aumentando drasticamente l’attrito.
Durante il contatto con oggetti solidi, le creste sono importanti per la manipolazione, l’aderenza e la precisione regolando i livelli di umidità da fonti esterne o dai pori del sudore. La comprensione dei meccanismi sottostanti coinvolti è diventata particolarmente importante visto il contatto quasi onnipresente delle dita con schermi piatti.
Le impronte digitali sono uniche per primati e i koala. Ma quali vantaggi ci offrono queste caratteristiche delle nostre mani e dei nostri piedi rispetto ai cuscinetti lisci dei carnivori, ad esempio le specie feline? In altre parole, oltre alle precedenti funzioni, a cosa servono le impronte digitali?
La scoperta
L’occlusione dei pori e l’umidità esterna potrebbero causare un eccesso di acqua che sconfiggerebbe il naturale equilibrio di idratazione. Tuttavia, lo studio pubblicato dai ricercatori Seoung-Mok Yum e In-Keun Baek ha dimostrato che la regolazione dell’umidità può essere spiegata. Essa dipende da una combinazione di un meccanismo di evaporazione capillare e di un meccanismo di blocco dei pori sudoripari. Lo studio ha utilizzato l’imaging spettroscopico dell’onda terahertz a base laser la tomografia a coerenza ottica infrarossa,
Ciò si traduce nel mantenere una quantità ottimale di umidità nei solchi che massimizza l’attrito indipendentemente dal fatto che un polpastrello sia inizialmente bagnato o asciutto.
Conclusione
Pertanto, abbondanti ghiandole sudoripare a basso flusso e solchi epidermici hanno fornito ai primati il vantaggio evolutivo, in condizioni asciutte e umide, di abilità manipolatorie e motorie non disponibili per altri animali.
Agostino Fernicola