È il periodo dello smart working, dei visi ricercati tra i pixel sgranati di un computer o di uno smartphone. Nel il periodo delle lezioni virtuali e delle iniziative online, anche un’iniziativa come quella nata a Bologna trova la sua piena realizzazione: una radio di informazione e di cultura. La voce infatti non ha volto ma può viaggiare al di là delle mura di casa che da tanto tempo ci stanno bloccando.
“Liberi dentro”: una radio per il carcere
L’idea di Radio Città Fujiko, storica realtà radiofonica della provincia di Bologna, è di proporre un programma di cultura ed informazione rivolto in particolare al carcere di Dozza. Questi giorni di quarantena, infatti, non stanno permettendo le attività didattiche all’interno della struttura. A motivo di ciò il progetto “Liberi Dentro – Eduradio” coinvolge soprattutto gli insegnanti del carcere, ma anche associazioni di volontariato e diversi rappresentanti della fede.
Il programma prende il nome dal blog omonimo, all’interno del quale è possibile riascoltare le diverse puntate del programma radiofonico. Dopo il 9 marzo, giorno della rivolta delle carceri, nasce il bisogno di una nuova attenzione nei confronti dell’altro, anche se a distanza. Non si potevano smettere tutte le attività ordinarie, era necessario continuarle. Da questa urgenza nasce un progetto originale e creativo, per la scelta della radio, al tempo stesso capace di veicolare contenuti didattici, riuscendo a riavvicinare gli insegnati ai proprio studenti.
Argomenti toccati
Il programma “Liberi dentro” va in onda dalle 9 alle 9:30: la prima puntata c’è stata il 13 aprile e proseguiranno fino al 30 giugno. Le attività sono le più varie, si alternano tematiche diverse. Nella puntata del 14 aprile, ad esempio, sono riprese le attività didattiche di italiano assieme all’insegnante di italiano. In seguito, tramite la rubrica “Costitution on air”, in collaborazione con il costituzionalista Valerio Onida, si è parlato di diritti in carcere. Infine la rubrica “Credere per vedere” in compagnia del cappellano del carcere Marcello Mattè. Si spera che questa iniziativa possa ancora produrre frutti e possa permettere, a insegnanti e studenti, di sentirsi veramente liberi, compresi e ascoltati.
Jacopo Senni