Nell’infinito universo telematico è possibile trovare ancora on line un blog che sopravvive al suo autore. Guerrillaradio era, è, lo strumento con cui Vittorio Arrigoni diffondeva le sue testimonianze da Gaza. Qui viveva tra i palestinesi come attivista del Movimento Internazionale di Solidarietà (ISM). Oltre a scrivere, infatti, Vittorio metteva in pratica l’interposizione pacifica, ossia accompagnava i pescatori e gli agricoltori, con l’obiettivo di evitare le violenze di Israele. Saliva sui pescherecci e, con gli altri volontari, fungeva da scudo umano contro le aggressioni della Marina Israeliana. Oppure accompagnava i contadini nei loro campi, nella speranza di impedire ai soldati delle torrette di controllo di bersagliarli con i loro fucili o di distruggere coltivazioni e alberi con i loro bulldozer.
Certo, la presenza dei volontari, con le loro pettorine fosforescenti e i megafoni con cui avvisavano di essere disarmati e pacifici, non era sempre una garanzia. Basti pensare alla tragica fine della giovane Rachel Corrie, attivista statunitense schiacciata a soli 23 anni da un bulldozer israeliano mentre protestava contro la demolizione di una casa palestinese.
Faremo delle nostre vite poesie, fino a quando la libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi.
Vittorio Arrigoni
I primi contatti con il mondo della cooperazione internazionale
Vittorio non tollerava l’ingiustizia che subiva ogni giorno il popolo palestinese e aveva messo la sua vita al servizio di questa causa. Cresciuto a Bulciago (LC) con la mamma Egidia, il papà Ettore e la sorella Alessandra, aveva iniziato ad avvicinarsi alle tematiche umanitarie intorno ai vent’anni, grazie a un gruppo che organizzava viaggi per portare aiuti nell’Ex-Jugoslavia, il Mir Sada (Pace Adesso, in croato). Secondo Egidia Beretta, che racconta del figlio nel libro Il viaggio di Vittorio, è stato allora che hanno iniziato a farsi strada in lui i concetti di guerra e pace, giustizia e ingiustizia.
I viaggi
Nel 1995 Vittorio partì per il suo primo viaggio, destinazione: Perù. Ne seguirono molti altri, dodici tra Europa e Africa dall’aprile 1997 al luglio 2001. Croazia, Ucraina, Belgio, Austria, Romania, Togo, Repubblica Ceca, Polonia, Ghana, Russia, Tanzania, Estonia. Viaggiava e toccava con mano la miseria e il disagio, ma anche la vivace umanità di popolazioni lontane e insieme vicine, nonché la solidarietà e la condivisione che trovava così distanti dall’italica quotidianità.
L’approdo in Palestina
Il primo viaggio in Palestina Vittorio lo fece nel 2002, un po’ per caso. Era un campo dello YAP (Youth Action for Peace) per la realizzazione di un campo giochi. Qui Vittorio scoprì la dura vita dei palestinesi e sentì il desiderio di aiutarli ed esserne il portavoce. Per questo fondò Guerrilla Radio, nel 2004. E da qui è stato, fino alla morte, la voce dei senza voce.
[…] Ha vissuto in piena, dilagante umanità, Vik, lui che ci chiedeva di “restare umani.
(Don Luigi Ciotti)
Il rapimento e la morte
La sera del 14 aprile 2011 Vittorio venne rapito mentre usciva dalla palestra dove si recava abitualmente, a Gaza. I rapitori si definirono salafiti e dichiararono di aver rapito un infedele giunto in Palestina per portare la corruzione. Chiesero la liberazione del loro leader Abu al Walid al Maqdisi e di altri militanti detenuti nelle carceri palestinesi in cambio della liberazione di Vittorio. Ma Vittorio non fu mai liberato: il suo corpo senza vita venne trovato in seguito a un blitz in un’abitazione di Gaza. Secondo le forze di sicurezza di Hamas fu strangolato nella notte tra il 14 e il 15 aprile, cosa poi confermata dall’autopsia.
Il processo
I suoi assassini vennero individuati pochi giorni dopo. Due di loro morirono in un conflitto a fuoco e quattro andarono a processo. Il 17 settembre 2012 il procedimento si concluse con due condanne all’ergastolo per omicidio e altre due a dieci e un anno per rapimento e favoreggiamento. La mamma e la sorella di Vittorio Arrigoni chiesero e ottennero clemenza affinché ai condannati fosse risparmiata la pena di morte. Non sapremo mai le vere ragioni dietro questo omicidio. L’organizzazione salafita ne prese le distanze, attribuendola a una sua cellula impazzita e nessuno indagò fino in fondo su Abdel Breizat, uno degli uccisi, giunto a Gaza appositamente per rapire e uccidere Vittorio.
Il rientro in Italia e i funerali
La salma di Vittorio giunse in Italia il 22 aprile, passando l’Egitto. La famiglia, infatti, si oppose al rientro attraverso Israele, i cui funzionari avevano messo Vittorio sulla lista degli indesiderati e lo avevano arrestato e malmenato in almeno due occasioni. Durante i funerali, a Bulciago, migliaia di persone giunsero da tutta Europa per salutare Vik, ma non si vide alcun rappresentante del governo italiano.
Non è un eroe, né un martire, solo un ragazzo che credeva nei diritti umani. Eravamo lontani, ma più che mai vicini. Come ora, con la sua presenza viva che ingigantisce di ora in ora, come un vento che da Gaza, dal suo amato Mar Mediterraneo, soffiando impetuoso ci consegni le sue speranze e il suo amore per i senza voce, per i deboli, per gli oppressi, passando il testimone. Restiamo umani.
(Egidia Beretta, mamma di Vittorio Arrigoni)
Michela Alfano