L’Aquila, 6 aprile 2009, ore 3:32: 309 vittime, 1600 feriti, 80.000 sfollati, 10 miliardi di euro di danni stimati. Scossa principale di 6.3 magnitudo momento (5.9 magnitudo locale).
Questo il riassunto in numeri di ciò che avvenne quella maledetta notte. Ma solo sono numeri e queste cifre non riescono a trasmettere il senso di vuoto, di perdita e di distruzione lasciato da quel sisma. Distruzione di edifici e distruzione di vite umane: oltre 300 persone persero la vita a causa del terremoto. Le morti che pesano più di tutte sono quelle degli 8 ragazzi nella Casa dello Studente, sgretolatasi come se fosse un castello di sabbia colpito da un’onda del mare. Quella notte l’edificio venne colpito da un’onda ben diversa, un’onda sismica che rase al suolo la palazzina. I sopralluoghi faranno poi emergere la sconcertante verità: la struttura non era stata costruita a norma di legge e tra i materiali adoperati c’era cemento armato depotenziato. Quell’edificio è stato completamente demolito a fine luglio del 2017.
L’Aquila 9 anni dopo il sisma
Cosa rimane a L’Aquila 9 anni dopo il sisma? Cantieri ancora aperti, ricostruzione ancora in corso, ma in occasione dell’anniversario tutto si è fermato per ricordare chi non c’è più: conferenze e concerto in memoria delle vittime, fiaccolata a cui avrebbero partecipato circa 5 mila persone, alcune provenienti anche da Amatrice e Accumoli. E poi alla fine lettura dell’elenco completo delle 309 vittime, una ad una sono state chiamate all’appello, nessuna di loro ha risposto. Tutto tace mentre i loro nomi vengono citati uno alla volta, anche le polemiche sulla lentezza e i ritardi nella ricostruzione. Le case, le strade, le piazze possono essere ricostruite in tempi più o meno lunghi. Le vite umane no, quelle nessuno potrà restituirle ai cari che ancora le piangono.
“Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo”.
Con quest’aforisma di Josè Saramago il Comune dell’Aquila ha voluto ricordare chi non c’è più.
Un premio alla miglior Tesi sulla prevenzione sismica
Tra le tante iniziative organizzate per ricordare il tragico evento a L’Aquila 9 anni dopo il sisma, ieri pomeriggio si è svolta la Premiazione della miglior Tesi sulla prevenzione sismica: la cerimonia è avvenuta presso l’Auditorium del Castello, a conferire il premio è stato Sergio Bianchi, padre di uno studente universitario deceduto nove anni fa, a causa delle macerie crollategli addosso. La vincitrice di quest’edizione è Ilaria Capanna, che ha conseguito la laurea in Ingegneria civile presso il Dipartimento di Ingegneria dell’UNIVAQ, discutendo la tesi dal titolo: “Risposta sismica di strutture snelle in muratura”. Quest’iniziativa si svolge da cinque anni e ogni anno regala un premio di 3.000 euro alla migliore tesi in materia di prevenzione sismica. Forse, in futuro, Ilaria Capanna e i vincitori degli anni precedenti potranno rendersi utili nella costruzione di nuovi edifici, l’augurio è che gli edifici da loro progettati rispettino le norme edilizie e che non ci siano altri studenti come loro morti a causa di un ‘palazzo di sabbia’.
Carmen Morello