Il prossimo autunno Firenze ospiterà una importante mostra, l’evento avrà luogo a Palazzo Strozzi e la protagonista sarà Marina Abramović.
Marina Abramović in mostra a Firenze
A dare l’annuncio è stata la pagina Facebook di Palazzo Strozzi che ha pubblicato una foto ritraente Marina Abramović in posa accanto ad una scultura di Piero Manzoni; difatti l’artista era stata in visita presso il museo il 27 marzo, dunque pochi giorni fa. La performer non era lì solo per ammirare le opere della mostra ‘Nascita di una Nazione’, bensì per effettuare un ‘sopralluogo’ preventivo in modo da poter preparare la futura retrospettiva di cui sarà la sola ed unica protagonista.
Tale retrospettiva comincerà il 21 settembre 2018 e andrà avanti fino al 20 gennaio 2019, si prevede l’esposizione di oltre 100 opere, a partire dagli anni Settanta fino ad oggi. Ma Marina Abramović sarà presente in carne ed ossa, non solo attraverso le sue opere, dunque ci saranno anche delle sue performances.
A darne notizia è stato Arturo Galansino, Direttore Generale di Palazzo Strozzi: in un’intervista ha dichiarato che fulcro di questa mostra sarà il legame dell’artista con il nostro Paese.
“Ci saranno sicuramente dei re-enactment, ma lei stessa verrà a Firenze e con ogni probabilità riserverà al pubblico qualche sorpresa”.
Di sicuro le sorprese non mancheranno, d’altronde Marina Abramović è nota per le sue performances spiazzanti.
Chi è Marina Abramović?
Marina Abramović è nata a Belgrado nel 1946, è un’artista serba poi naturalizzata statunitense, che opera in ambito artistico dagli anni Sessanta. Autodefinitasi “Grandmother of performance art”, ha rivoluzionato il concetto di performance dal momento che spesso nelle sue esibizioni chiede al pubblico di intervenire, non solo di osservare e ascoltare. La sua peculiarità risiede anche nelle scelte estreme che attua riguardo alle sue performances: nudità, violenza, rapporto uomo-donna.
Facile immaginare lo scandalo e lo scalpore creato da simili scelte tematiche, ma è proprio questo il suo intento: scandalizzare lo spettatore per fargli affrontare i propri demoni interiori, rimandando spesso al legame tra vita e morte.
Ogni sua performance è un’opera che rimane impressa in chi l’ha vista, già di per sé la performance non consiste in un oggetto immobile (come un quadro o una scultura) bensì in una “prestazione” (dialogo, ballo o altri gesti), lo spettatore non può rimanere indifferente davanti a ciò che si trova a sperimentare.
In una performance molto discussa, Marina Abramović si posizionò in mezzo ad una stanza piena di oggetti di vario genere e comunicò che sarebbe rimasta immobile per sei ore, lasciando libera facoltà a chiunque di fare qualsiasi cosa sul suo corpo. Dopo le prime due ore, gli spettatori cominciarono ad interagire con lei e, superata l’iniziale esitazione, si sfogarono in maniera violenta sull’artista: vestiti tagliati, pelle ferita con una lametta e addirittura una pistola puntata verso di lei. Ciò portò all’intervento di altre persone che discussero così ferocemente, da provocare una rissa.
L’intento di quella performance era suscitare il lato peggiore degli esseri umani: chi sa che non verrà punito è in grado di scatenare il sadismo insito nel più profondo del suo animo. Ma la morale della favola (se così la si può definire) è che non tutti sono crudeli, difatti alcuni erano intervenuti per fermare le violenze sull’artista, quando si era raggiunto il limite (la pistola sfoderata).
Chissà cosa riserverà Marina Abramović al pubblico di Firenze, non resta che attendere l’inizio dell’autunno per scoprirlo.
Carmen Morello