Chi lavora con la pubblicità, può facilmente rischiare di cadere nella cosiddetta “pubblicità ingannevole”, ovvero quella che omette alcuni dati o informazioni fondamentali per il consumatore, affinché comprenda a pieno ciò a cui andrà incontro acquistando quel prodotto. La questione è piuttosto delicata, perché se da una parte, una campagna pubblicitaria deve cercare di attirare l’attenzione in un modo bizzarro e originale, dall’altra deve anche fare parecchia attenzione nel fornire il messaggio nel modo più chiaro possibile.
A questo proposito, la celebre TIM è stata recentemente multata per un ammontare di 4,8 milioni di euro. La sua campagna pubblicitaria infatti, avrebbe enfatizzato l’utilizzo della fibra ottica, promettendo di raggiungere le massime prestazioni in termini di velocità e affidabilità della connessione, omettendo però alcune importanti informazioni legate alle reali caratteristiche del servizio offerto, soprattutto per quanto riguarda i limiti geografici, la copertura della rete e le differenti performance possibili in base alle infrastrutture che rendono possibile il collegamento in fibra.
Secondo l’Autorità Antitrust infatti, Telecom Italia avrebbe “omesso o indicato in modo non sufficientemente chiaro che, per raggiungere le massime velocità pubblicizzate, fosse necessario attivare un’opzione aggiuntiva a pagamento. Tale circostanza ha, dunque, vanificato l’indicazione del prezzo dell’offerta contenuta nei claim principali e in conseguenza di tale condotta omissiva e ingannevole, il consumatore, a fronte dell’uso del termine onnicomprensivo ‘fibra’, non è stato messo nelle condizioni di individuare gli elementi che caratterizzano, in concreto, l’offerta. A ciò si aggiunga che sui mezzi di comunicazione diversi dal sito web, il professionista ha omesso un adeguato richiamo alla necessità di verificare le effettive funzionalità dell’offerta nella zona di interesse dell’utente”.
Dunque l’utente, a causa di tutte queste mancanze da parte della campagna pubblicitaria, sarebbe stato impossibilitato di prendere una decisione consapevole. Per quanto la società in questione consideri spropositato questo intervento, la costante e crescente offerta dei servizi digitali, rende obbligatoria un’osservazione sempre più attenta ai messaggi pubblicitari, ed è proprio questa la ragione per cui, in questo caso alla TIM, è spettata una sanzione così severa.
Roberta Rosaci