A febbraio erano stati pubblicati alcuni estratti dell’interrogatorio shock a cui sono state sottoposte le due studentesse americane. Tra le domande vi erano delle vere e proprie perle degne di menzione, quali: “Trova sexy le divise?”, “Indossava le mutandine?” e “È la prima volta che è stata violentata in vita sua?”. L’avvocato Cristina Menichetti, difensore di uno dei carabinieri, ha anche subìto un procedimento disciplinare per tali quesiti a dir poco imbarazzanti, ancor di più se si pensa che è lei stessa una donna.
Stupro di Firenze: la parola ai carabinieri
Mercoledì sono terminate le indagini ed è giunto il turno di rispondere alle domande per i due carabinieri accusati di aver stuprato le ragazze. Preparatevi, perché le loro risposte vi lasceranno a dir poco basiti. I due militari si chiamano Marco Camuffo (di 44 anni) e Pietro Costa (di 32 anni), si erano recati per dei presunti disordini presso la discoteca Flo situata in piazzale Michelangelo e lì hanno incontrato le due studentesse americane e, vedendo che non riuscivano a trovare un taxi per tornare a casa, hanno pensato di offrire loro un passaggio con la macchina di servizio e sostengono che le due ragazze “erano contente, ci hanno ringraziato”. Ma perché condurle di persona al loro appartamento? “Accompagnarle a casa era un gesto galante”. Come no, anche quello che è avvenuto dopo è stato un gesto galante. Il primo sbaglio è stato proprio questo: usare la gazzella in dotazione ai carabinieri per condurre a casa due ragazze incontrate in un locale.
“Avrei dovuto avvisare il comandante, ma non l’ho fatto. Ma si è sempre fatto così perché magari per motivi di sicurezza le aggrediscono nel portone. Così ci siamo consultati, perché eravamo titubanti”.
Peccato che siano stati proprio i due militari ad approfittare delle due ragazze, che erano ubriache. Giunti in Borgo Santissimi Apostoli, dove si trova la casa in cui risiedevano le studentesse, Marco Camuffo descrive quanto avvenuto nella notte tra il 6 ed il 7 settembre del 2017 con queste parole: “Capii che si era realizzata un’occasione di sesso e così ci siamo comportati da maschietti”. Perché quale maschio non si comporterebbe così? Quale uomo non coglierebbe al volo l’occasione di fare sesso con una ragazza che non è nel pieno possesso delle sue facoltà mentali e fisiche?
Ad interrogare i due carabinieri è la pm Ornella Galeoffi, davanti a lei e agli altri magistrati, Camuffo ha ammesso di aver “fatto degli errori” e di aver “violato tutti i doveri”, ma ci ha tenuto a sottolineare: “non sono un mostro“.
L’altro indagato, Pietro Costa, alla richiesta di ricostruire la dinamica dell’approccio sessuale ha detto di aver interrotto il rapporto senza però completarlo. “È stata lei a invitarmi a salire. Pensavo nella mia testa magari salgo poi scendo ci diamo un bacio e finisce là. Sapevo che ero in servizio e questa cosa non doveva assolutamente accadere. Io faccio questo lavoro e tutti sanno che queste americane spesso e volentieri fanno delle avances, questa è la storia che sappiamo un po’ tutti. Ho sbagliato. Ho fatto un errore”. Certo, perché “queste americane” sono ragazze di ‘facili costumi’ e si prestano ad andare con il primo che capita.
Quando la vittima dice ‘no’…
E per quanto riguarda Camuffo, ha ammesso che il suo collega ha tentato di abbassare i pantaloni all’altra studentessa, che però diceva di no. “La scena che io ho visto è questa che lui si abbassa e le tira giù i pantaloni alla ragazza, all’altra ragazza; lei inizialmente diceva ‘No, cosa fai’ e lui: “‘No, aspetta, dai, guarda, tiro giù’, e poi lei se li è fatti tirare giù”.
Camuffo, invece, ha affermato che la ragazza era disponibile e consenziente:
“Io diciamo ho iniziato l’atto sessuale, però ho detto vediamo, cioè…voglio vedere se questa ci stava. Allora stavo fermo io, stavo fermo, ho detto… voglio vedere lei che fa… e lei muoveva … Volevo vedere se a lei piacesse questo fatto o era contraria… cioé non mi accontentavo di sapere se era girata e tutto, allora io stavo fermo ed era lei che si muoveva”.
Una volta concluso l’atto, i due carabinieri lasciano l’abitazione delle due studentesse, che però hanno il numero di cellulare dei militari. A questo riguardo, Pietro Costa ha dichiarato di aver provato a mettersi in contatto con una delle ragazze, ma sia tramite chat sia tramite sms non ha ricevuto alcuna risposta. Camuffo e Costa hanno poi ricevuto la notizia di essere stati denunciati per stupro. Le violenze raccontate dalle studentesse avrebbero avuto luogo nell’androne e nell’ascensore del palazzo in cui si trovava il loro appartamento. Oltre ad essere stati denunciati, i due rappresentanti dell’arma sono anche stati sospesi dal servizio e ora attendono di essere rinviati a giudizio. Hanno a disposizione due possibilità: rispondere ad un altro interrogatorio davanti al pubblico ministero o, in fase di udienza preliminare, optare per riti alternativi.
L’unica cosa certa è che l’ubriachezza delle ragazze è un’aggravante nei confronti dei carabinieri: ammesso (e non concesso) che non sia stata esercitata violenza da parte dei due militari nei confronti delle studentesse, esse non avevano né la forza fisica né i riflessi pronti per poter reagire. I due uomini hanno approfittato di due ragazze non completamente lucide, è inutile cercare di negarlo e c’è poco da discutere su questo. L’Arma dei carabinieri ha subìto un brutto colpo e cosa ancora più grave è l’oltraggio arrecato alla dignità personale di due giovani donne che si sono viste additare come “put*ane” e “poco di buono”, per il semplice fatto di essere straniere e perché ad essere accusati per lo stupro di Firenze non sono stati degli immigrati, ma due italiani il cui compito è difendere chiunque, ma soprattutto i più deboli e indifesi, dalle aggressioni. Quella fatidica notte del 7 settembre del 2017 non l’hanno fatto, anzi si sono trasformati negli aggressori e a molti italiani bigotti, sessisti e maschilisti questa cosa non va proprio giù.
Carmen Morello