Sono passati circa cinque mesi da quando, la Orb Media, aveva evidenziato la presenza di microplastiche nelle bottiglie di acqua.
Microplastiche sulle bottiglie di acqua
L’indagine di Orb Media, realizzata in collaborazione con la State University di New York, ha analizzato la composizione di alcune bottiglie d’acqua. Nello specifico, i brand interessati, provengono da 19 Paesi.
Le bottiglie che sono state prese in esame sono 259 e, nel 90% dei casi, contengono microplastiche. I campioni che si sono “salvati” e che risultano puri sono soltanto 17. Nello specifico la concentrazione media per litro di microplastiche è di 314,6 ma i risultati dimostrano punte di oltre 10.000.
Le bottiglie analizzate sono state direttamente acquistate in supermercati e negozi, quindi accessibili a tutti. I frammenti di microplastiche, inoltre, sono così piccoli da non poter essere visibili all’occhio umano.
Lo studio rivela che è possibile capire l’origine delle microplastiche. Nel 54% dei casi, infatti, i frammenti sono di polipropilene. Ossia il materiale con il quale sono fatti i tappi. Loris Pietrelli, scienziato dell’Enea, in vista di questo risultato ha dichiarato:
Ciò lascia presumere che la plastica provenga proprio dalle bottiglie, o in fase di produzione o a causa di un cattivo stoccaggio
Il materiale con il quale sono fatte le bottiglie, invece, è il Pet, presente per una percentuale più bassa: il 6%.
Microplastiche nei pesci
Gli scienziati di Orb Media avevano effettuato uno studio sull’acqua di rubinetto, dimostrando, anche in questo caso, la presenza di particelle di plastica. Tuttavia, le microplastiche presenti nelle bottiglie di plastica sono almeno il doppio.
Il problema non si limita all’acqua minerale o di rubinetto, ma alla massiccia presenza di plastica. Presenza che, con il passare degli anni sta contaminando tutto. Di questo avviso è la professoressa di chimica che ha condotto l’analisi, Sherri Mason:
Non si tratta di puntare il dito contro i brand presi in esame, ma di mostrare che la plastica è diventata un materiale così pervasivo da avere raggiunto anche l’acqua, un bene primario
L’acqua è contaminata dalle microplastiche e finisce in mare dove, i pesci ne ingeriscono i frammenti arrivando sui nostri piatti. Pietrelli ha dichiarato:
le microparticelle diventano nanoparticelle ed entrano nella catena alimentare. Ne sono state trovate tracce nel fegato del pesce spada
La critica dei brand analizzati
I giornalisti di Orb Media hanno contattato i responsabili dei marchi analizzati. Solamente due di loro hanno ammesso la presenza di microplastiche, gli altri non hanno risposto.
Allo studio, inoltre, sono state mosse delle critiche sulla metodologia utilizzata nella ricerca. Gli scienziati, infatti, hanno utilizzato un particolare colorante rosso del Nilo. Quest’ultimo tende a rimanere attaccato alla plastica ma non a organismi naturali. La Nestlè, coinvolta nella ricerca con l’acqua San Pellegrino, per esempio, ha affermato che il colorante potrebbe generare falsi positivi.
La Oms promette di analizzare meglio lo studio, comunque la notizia non è delle migliori, considerando che, il 22 marzo prossimo, sarà la Giornata Mondiale dell’acqua.
Elena Carletti