Nel dare la notizia del brillamento (o eruzione) solare avvenuto su Proxima Centauri il 24 marzo 2017 la prestigiosa Carnegie institution ha usato un eufemismo dal tono scherzoso, l’ha chiamato la brutta giornata di Proxima Centauri. Ma se quel sistema planetario fosse stato abitato (è stato confermato che attorno a Proxima Centauri c’è almeno un pianeta che è stato battezzato Proxima b) per gli abitanti ci sarebbe stato ben poco da ridere.
Il punto di questo spettacolare evento astronomico la cui osservazione è stata documentata in un articolo scientifico uscito su The Astrophysical Journal Letters, una delle tante mostruose meraviglie del cosmo, è proprio che è avvenuto su una stella che sappiamo avere almeno un pianeta che le gira attorno ed inoltre un pianeta collocato nella fascia d’abitabilità. Ma un brillamento solare di tale intensità solleva forti dubbi sulla possibilità che Proxima b possa essere un candidato ad ospitare qualche forma di vita.
Del resto se seguite il link all’articolo che ho scritto l’anno scorso leggerete “Le nane rosse sono stelle che hanno una vita turbolenta, emettono frequentemente massicci solar flare (eruzioni solari), per questo gli scienziati attivi nella ricerca di pianeti extrasolari inizialmente le hanno trascurate”.
Il brillamento solare di Proxima Centauri del 24 marzo 2017
L’eruzione osservata da Meredith MacGregor e Alycia Weinberger della Carnegie che hanno condotto lo studio e dai colleghi David Wilner e Adam Kowalski dello Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e Steven Cranmer dell’Università del Colorado, utilizzando il radiotelescopio ALMA, è stata preceduta da un brillamento più piccolo seguita da un lampo più forte che ha aumentato la luminosità di Proxima b fino a un picco di mille volte in dieci secondi.Tutto l’evento è durato appena due minuti.
Si sapeva già che Proxima Centauri sperimentava eruzioni solari (come del resto fa il nostro Sole, una la vedete nella foto, ma niente di così drammatico o noi non saremmo qui a parlarne), ma non se ne era mai registrata una di tale intensità, un evento simile è probabile che abbia bombardato il pianeta Proxima b con radiazioni ad alta energia. Se è già successo in passato è probabile che se anche avesse avuto un’atmosfera o persino un oceano questi siano evaporati e qualunque cosa ci fosse sulla superficie sia stata sterilizzata.
I dati di ALMA interpretati dagli scienziati sono gli stessi che avevano portato altri astronomi a ipotizzare che esistesse un anello di polvere attorno a Proxima Centauri, ora però questo nuovo studio smentisce i colleghi e rivela il fenomeno per quello che è stato. Voi direte com’è possibile che dati che indicano un’esplosione erano stati interpretati come presenza di un anello di polvere che semmai dovrebbe periodicamente diminuire la visibilità? Perché gli autori del primo studio avevano fatto un’analisi della luminosità media di stella e flare, questi invece l’hanno analizzata come una funzione del tempo di osservazione.
La ricerca di un poto adatto alla vita nell’universo si fa sempre più difficile, il brillamento di Proxima Centauri ci ricorda che non basta essere un pianeta nella fascia di abilità per essere un candidato ad ospitare la vita, non se la tua stella ti può investire con dosi massicce di radiazioni ad alta energia.
Roberto Todini