E’ allarme secondo i dati forniti da Confesercenti nella sua assemblea annuale. Che l’Italia sia in crisi non è certo una novità, la disfatta economica è come un coinquilino che mangia la nostra roba dal frigo, ma che non riusciamo a mandare via. La crisi del mercato Italiano, ha colpito soprattutto le medie e le piccole imprese, maggiori destinatarie della sforbiciata economica. Ci sono state 267mila chiusure. Ciò vuol dire che ad abbassare la serranda permanentemente sarebbero 122 negozi al giorno.
Abbiamo perso:
81mila imprenditori, 78mila lavoratori in proprio con dipendenti, 336mila senza dipendenti e 108mila coadiuvanti familiari
In Italia il morale scende insieme al tasso di occupazione
A prescindere dai numeri, guardando soprattutto ai giovani, stiamo perdendo anche la voglia. E’ frustrante amare e vivere in un paese che ti rigetta, dove non riesci a trovare lavoro e mentre non lo trovi tutti ti dicono che non hai voglia di lavorare.
Mentre il mostro continua a divorare la nostra economia e i sogni di costruirci (possibilmente da soli) un avvenire e una sicurezza personale, c’è un buiseness che si nutre di questa crisi, il 4 marzo si vota. Quindi nei piccoli e grandi seggi alla disperazione si uniscono promesse vane in cambio di una “x” fatta a matita.
Le “regole della crisi” e le presunte ancore di salvezza
Sembrano essere (mai del tutto) esenti le aziende in Franchising, che trovano affermazione tra i grandi e piccoli commercianti. Tra il 2011 e il 2018 lo scenario per chi desidera fare impresa, o più genericamente trovare un’occupazione, rimane apocalittico. Anche i colossi cadono. Si è parlato di piccoli e medi commercianti e impresari. Ma l’eccezione che conferma questa regola è stata ,almeno per quest’anno, la crisi natalizia del gigante dolciario della Melegatti (leggi altro). Il che fa pensare che nonostante si cerchi di regolamentare e definire questa crisi, non esista realmente un modo per farlo.
Stefano J. Bazzoni