Non è solo il datore di lavoro a rischiare laddove venga sorpreso a occupare lavoratori in nero.
Anche se il Jobs Act ha inasprito le sanzioni contro il lavoro nero, infatti, sono anche i prestatori d’opera a dover prestare attenzione a quanto comunicato agli organi di competenza.
Di norma, colui che viene impiegato “in nero” è considerato la parte debole del rapporto e non rischia alcuna sanzione per il solo fatto di essere “scoperto”: anzi, ottiene il vantaggio di poter vedere regolarizzata la sua posizione lavorativa pregressa. Da oggi, non sarà più così.
Il datore di lavoro rischia una maxi sanzione pecuniaria che può raggiungere anche i 36mila euro per ogni lavoratore occupato.
L’importo, infatti, viene calcolato in base ai giorni di effettivo lavoro per ciascun lavoratore irregolare, e aumentato del 20% in caso di impiego di lavoratori stranieri non in regola col permesso di soggiorno o di minori in età non lavorativa.
Per il dipendente impiegato in nero, però, tutto cambia questi abbia dichiarato alle autorità competenti il proprio stato di disoccupazione o, addirittura, percepisca apposita indennità. Le autorità che abbiano effettuato i controlli, infatti, hanno l’obbligo di segnalare il lavoratore occupato in nero alla Procura della Repubblica.
Il lavoratore in nero, quindi, rischia a tutti gli effetti come il datore di lavoro anche laddove non abbia dichiarato lo stato di disoccupazione.
Il dato, forse, più triste è quello che negli ultimi mesi il lavoro nero è in netto aumento.
In piena campagna elettorale sarebbe interessante occuparsi di tale dato da parte dei politici.
Anna Rahinò