Carcere, risarcimento e nessuna attenuante. La Cassazione conferma la condanna per maltrattamento di animali.
La Corte Suprema ha confermato in via definitiva tre anni di carcere ed il risarcimento di una provvisionale pari ad € 15 mila nei confronti della parte civile.
Un quarantatreenne importava illegalmente cuccioli di cane di età inferiore ai tre mesi dall’Ungheria, di diverse razze, per poi venderli. Li teneva in pessime condizioni con poco o niente cibo ed acqua, stipati in spazi angusti e al freddo. Li sottopose a vaccini prematuri e circa trenta cuccioli erano morti per virus intestinali contagiosi e per cimurro. Un cucciolo agonizzante e successivamente deceduto venne ritrovato in un freezer in disuso.
L’indagine era partita nel 2009 da una operazione del Corpo Forestale dello Stato di Milano e Lodi che aveva sequestrato i cuccioli ed appurato che erano stati introdotti in Italia illegalmente, con passaporti falsi, che indicavano un’età diversa da quella reale dei poveri cuccioli che andava dai 9 ai 90 giorni circa.
In primo grado il Tribunale di Lodi, oltre ai tre anni di carcere, la provvisionale da corrispondere alla LAV (lega anti vivisezione), che si era costituita parte civile, il sequestro dei cuccioli, aveva disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. La Corte d’Appello di Milano aveva comunque confermato il primo grado.
Nella sentenza n° 1448 depositata il 15 gennaio 2018 dalla Corte di Cassazione viene dichiarato inammissibile il ricorso contro la condanna inflitta dai gradi precedenti. Non viene concessa in oltre alcuna attenuante o sconto di pena, sia per l’assenza di pentimento, che per l’elevato numero di cuccioli, per la gravità dei maltrattamenti e per la condotta.
I cuccioli, ormai grandi, sono stati definitivamente lasciati alle famiglie affidatarie, alle quali erano stati affidati quando vennero sequestrati dal lager ove erano costipati.
E’ un importante precedente per l’entità della pena comminata che si spera, serva almeno quale deterrente a questi traffici crudeli e spietati.
Raffaella Presutto