Mia madre è “il cittadino esemplare“, quello che nei libri di giurisprudenza viene descritto come una figura utopistica, perfettamente coerente con la legge e col rispetto delle sue regole.
Non andrebbe mai oltre i limiti di velocità consentiti, non parcheggerebbe mai in doppia fila, né al posto dei disabili con le quattro frecce, né alla fermata dell’autobus, pur non uscendo dal veicolo.
Questa sua attitudine al rispetto delle regole stride fortemente con la condizione urbana che ogni giorno è costretta a vivere: mia madre abita a Roma da quando è nata.
C’è un divertentissimo blog di un povero pendolare, passeggero tutti i giorni della Roma Lido. Il nome del suo sito la dice lunga: si chiama Odissea Quotidiana e come sottotitolo dice “diario di un utente della Roma-Lido distrutto dalla vita (in metro), ma sempre fiducioso.”
Ecco, è allo scrittore di questo blog dolceamaro che oggi vanno i miei pensieri. E a mia madre, cittadina esemplare.
A tutti quelli che a Roma prendono la metro e che hanno creduto nel miraggio della linea C per anni, senza mai arrendersi.
Alle mie amiche dell’università che mi raccontano dei loro spostamenti in autobus, dei treni cancellati, delle stazioni “fantasma”, che quando torni a casa di notte da sola, fanno tanta paura.
E anche a chi ieri mattina si apprestava ad uscire dalla fermata della metro Eur Magliana e invece ha trovato una macchina parcheggiata in bilico sulle scale.
“Ho scambiato l’entrata per un parcheggio” ha detto il proprietario della macchina, 56 anni, ligure, con moglie e figlia a bordo.
Deve essere stato quel cartello con la P accanto all’entrata, a trarlo in inganno. Un cartello come mille altri che indicano il parcheggio delle auto, non l’ingresso della metro.
Fatto sta che le scale su cui ha dondolato la macchina prima che un carro attrezzi la recuperasse, sono ora danneggiate.
E che l’automobilista confuso ha pagato per ora 40 euro di multa “per aver effettuato l’accesso in un area non autorizzata”.
Ma il vero romano, il cittadino metropolitano, quello che prende la metro pure se piove, invece che sorbirsi i 40 minuti mattutini per compiere un tragitto di soli 2 chilometri, non si spaventa di certo alla vista di un auto parcheggiata male.
La sosta selvaggia, in doppia, sul marciapiede o in bilico sulle scale della metro, a Roma è romanticamente (e drammaticamente) routine.
E al triste, incivile degrado, non ci si fa più caso: i cittadini esemplari sono davvero utopia.