Si chiama Genesi, “origine”. Sarebbe più appropriato interpretarla come “radice”: quella dei conflitti psichici che l’essere umano vive da che ha memoria. I protagonisti di detti conflitti sono Adamo, Eva, il Serpente, Dio… e Lilith. Dimenticata, ma presente.
Di lei si è occupato Roberto Sicuteri (N. 1928). Dopo aver compiuto studi letterari e architettonici, si è dedicato al giornalismo e alla scuola. Fin dagli anni ’50, si è interessato agli studi della psicologia del profondo; ha sostenuto un training analitico individuale, poi didattico, con analisti di Firenze, o membri dell’Associazione Italiana di Psicologia Analitica.
Una delle sue opere si intitola: Lilith – La Luna Nera (Roma 1980, Astrolabio-Ubaldini Editore). Colei che dà il nome al saggio è un demone femminile già noto in Mesopotamia; ovvero, un aspetto della femminilità e del rapporto fra i generi che, spesso, viene relegato all’ambito del sogno notturno, del proibito, del perturbante.
Sicuteri comincia con l’analisi dello Zohar (il testo principale della Qabbalah, la tradizione mistica ebraica) e del Berešît-Rabbâ, un Midrash aramaico. Da essi, emerge un’interpretazione poco popolare, ma tutt’altro che sciocca, di quel famoso maschio e femmina li creò (Gn 1, v. 27): l’umanità originaria sarebbe androgina. Un’unità di maschile e femminile, poi scissa, perché l’essere umano non vivesse in solitudine. Con accenti meno ottimisti, possiamo trovare un mito simile nel Simposio platonico (189d-190d), oltre che in autori come Filone d’Alessandria e altri elencati da Sicuteri.
L’androginia come somiglianza con Dio e una basilare scissione da ricomporre: ecco il segreto dei sentimenti umani e delle lotte esistenzial-spirituali. E qui entra in gioco Lilith, trattata dall’autore con un interesse più psicologico che teologico. Rimossa (freudianamente?) dalla Genesi, è presente in altri testi. Per esempio, nei commenti cabalistici sul Pentateuco raccolti da R. Reuben ben Hoshke Cohen (citati a p. 23), o nell’Alpha Beta (cfr. p. 29).
Lilith compare come prima sposa di Adamo: desiderabile, ma non remissiva, rivendica la parità col maschile. Dio non l’ha forse creata a propria immagine, così come ha fatto con lo sposo? Al rifiuto di Adamo di riconoscere questo, Lilith cambia volto. Diviene demone, si esilia dall’Eden e si rifugia presso il Mar Rosso (simbolo di limite estremo). Da allora, sarà temuta e pericolosa, relegata agli incubi e portatrice di malattie.
La sostituirà Eva: la sposa lecita e feconda, ma non meno ferale. Non è difficile riconoscere una nevrosi tipica delle società patriarcali. Dominare su qualcuno (in questo caso, sulle donne) può sembrare l’unica soluzione rassicurante e pensabile, per gestire i rapporti interpersonali. Ma fino a che punto la situazione può reggere? Essa crea immancabilmente demoni: paure, rimossi, incubi, disturbi psicofisici. Rende ancor più minaccioso quel che si pensava di ammansire.
Lilith è più antica dell’Ebraismo. Sicuteri ritrova la radice sumerica del suo nome (LIL) in quelli di diverse divinità assiro-babilonesi. Menziona scongiuri accadici contro demoni come Lilitu, o Lilû. Nella vicenda di “Gilgamesh e il salice”, Lillake è un demone femminile che si annida in un albero sacro a Inanna, la Signora del Cielo omologa a Venere. Un’etimologia ebraica vulgata ricollega “Lilith” a Layl/Laylah, “notte”.
“Lilith – Lilitu – Lulu è la variabile del demoniaco nell’area ebraica medio-orientale, espressione cioè della passione torbida della sessualità sfrenata che può insidiare e sottomettere l’uomo. Quel che allontanava dalla Tôrāh era quasi sempre espressione del demonio.” (pp. 35-36).
Ma perché Luna Nera? L’appellativo è un riferimento alle fasi lunari.
“Luna sorgente e Luna piena corrispondono alla Grande Madre. Con la luna risplendente in cielo, analogicamente era vissuta la pienezza della fertilità e dell’influsso benefico sulla natura tutta, specie sulla psiche femminile. Quando la Luna, conclusa l’ultima fase, scompare, si realizza analogicamente la drammatica Luna Nera, l’ ‘assente’: il demone dell’oscurità.
L’uomo dell’età egizia e greca, assume un atteggiamento conseguente dinanzi a tale sincronico evento astrale.” (p. 52)
L’aspetto minaccioso del femminile sarà, nei secoli successivi all’età antica, incarnato dalla strega. Né morirà certo in età contemporanea. Lilith sarà vivissima nella psicanalisi e in correnti come il Surrealismo e il Dadaismo. L’inconscio, irriducibile a quanto è verificabile in laboratorio, trova sempre il modo di esprimersi. Di dire: Io Sono.
Erica Gazzoldi
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Ma quale Lilith, questa é Isthar e Lilith é presente anche in forma diversa tra gli Assiri Bablilonesi.
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