Dagli ultimi dati Eurostat è emerso che nel 2014 i cittadini italiani hanno prodotto 488 kg di immondizia a persona, ponendosi sopra la media dei 475 chili in Europa. Secondo tali dati i rifiuti inviati in discarica risultano ancora troppa elevati: si parla, infatti, del 34 % in Italia, con picchi dell’88% a Malta e del 92% in Lettonia. Più fortunate, a tal riguardo, risultano Germania, Danimarca, Olanda, Svezia e Belgio, che interrano solo l’1% dei rifiuti.
Si tratta di paesi che ricorrono, in modo efficacie, all’incenerimento: mentre l’Italia brucia il 21% della sua immondizia, al di sotto della media Ue del 27%, l’Estonia arriva alla quota record del 56%, seguita da Danimarca (54%), Finlandia e Svezia (50%).
Quanto al riciclo dei rifiuti, l’Italia si pone in linea con le percentuali Ue (28%). Decisamente meglio di noi la Slovenia (49%) e la Germania (47%), mentre al polo opposto della classifica si piazzano Malta (8%), Romania (5%) e Lettonia (3%).
Unendo i dati di riciclo e compostaggio, i capofila sono ancora i tedeschi, a quota 64%, seguiti da sloveni (61%), belgi (55%) e olandesi (51%). Gli italiani su questo fronte si collocano al 46%, comunque al di sopra della media Ue, del 44%.
Entrando nel dettaglio rispetto ai dati rinvenuti nel nostro Paese, anche se la situazione negli anni sembra migliorata, ci sono paesi come la Danimarca che pur partendo da una produzione di rifiuti consistente hanno ridotto i rifiuti dell’12%, mentre l’Italia in controtendenza aumenta dell’1%.
L’Ispra, a tal proposito, rende noto nel Rapporto Rifiuti urbani dell’anno scorso che nel 2014 la produzione di rifiuti è cresciuta dello 0,3% rispetto al 2013, insieme all’aumento dei consumi delle famiglie. Un lieve rialzo dopo tre anni di cali, con una riduzione complessiva di circa 2,9 milioni di tonnellate anche a causa della crisi. La buona notizia è che anche con sei anni di ritardo, nel 2015 l’Italia ha raggiunto il 45,2% di raccolta differenziata arrivando a 13,4 milioni di tonnellate, in aumento del 3% rispetto al 2013.
Secondo l’analisi, la produzione dei rifiuti è salita soprattutto al Nord (+1,4% pari a +188 mila tonnellate), mentre è scesa al Centro (-0,3%) e al Sud (-0,9%).
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, è il Nord Italia a detenere il primato ma i nuovi dati mostrano una riduzione del divario fra le tre le grandi aree del Paese: rispetto ai dati del 2013, la crescita maggiore è stata registrata soprattutto nelle regioni del Centro con un aumento, tra il 2013 e il 2014, pari all’11,7% che si traduce in 283 mila tonnellate di rifiuti differenziati. Al Sud la crescita è stata del 7,5% (+203 mila tonnellate) mentre al Nord del 5,6% (+412 mila tonnellate).
In particolare, i livelli più elevati di raccolta differenziata arrivano dalla provincia di Treviso, che nel 2014 supera l’80% (81,9%), e da quella di Pordenone, con il 76,8%. Al di sopra del 70% si collocano anche Mantova (la cui percentuale passa dal 69,7% del 2013 al 76,5% del 2014), Belluno (72,8%) e Trento (71,3%). Dall’altra parte della classifica, i livelli più bassi di raccolta differenziata, inferiori al 10%, si osservano a Enna (6,1%), Palermo, Siracusa (entrambe al 7,8%) e Messina (8,4%).
Con riferimento allo smaltimento, il riciclo in discarica interessa ancora il 31% dei rifiuti urbani prodotti ma la buona notizia è che lo smaltimento delle diverse frazioni provenienti dalla raccolta differenziata o dagli impianti di trattamento meccanico biologico dei rifiuti urbani raggiunge, nel complesso, il 42% della produzione. Oltre il 16% è costituito dal recupero di materia della frazione organica da RD (umido+verde) e oltre il 25% dal recupero delle altre frazioni merceologiche.
Il 17% dei rifiuti urbani prodotti viene ancora incenerito, mentre circa il 2% viene inviato ad impianti produttivi, quali i cementifici, per essere utilizzato come combustibile per produrre energia e l’1% è esportato (321 mila tonnellate).
È interessante notare che tra i rifiuti mandati all’estero, il 56,6% 182 mila tonnellate) viene avviato a recupero di energia, il 41,6% è recuperato sotto forma di materia (134 mila tonnellate) e solo l’1,9% (6 mila tonnellate) è sottoposto ad operazioni di smaltimento.
Mentre per la sfera economica nel 2014, la percentuale di copertura dei costi ha raggiunto il 99,5%. Nel 2001 era dell’83,5%. Al raggiungimento di tale percentuale ha contribuito il calo dell’evasione della tassa sui rifiuti soprattutto nelle regioni del sud Italia. Riguardo ai costi, nel 2014, la media annua pro capite di gestione del servizio è stata di 165,09 euro/abitante, di cui 60,41 euro per la gestione dei rifiuti indifferenziati, 44,79 euro per la gestione delle raccolte differenziate e 22,39 euro per lo spazzamento stradale.
La media cambia da regione a regione. In generale, al Nord è di 148,28 euro, al Centro è di 208,94 euro e al Sud di 165,21 euro. Il costo unitario nazionale medio per kg di rifiuto risulta è pari a 0,23 euro/kg per la gestione dei rifiuti indifferenziati e di 0,19 euro/kg per la gestione delle raccolte differenziate.
Conclusioni: ancora troppi i rifiuti prodotti