La scuola elementare “Manfredo Fonti” di Carpi, in provincia di Modena, è la protagonista di una buffa quanto controversa iniziativa, ovvero far praticare ai bambini due ore di Zumba al posto delle canoniche ore di religione.
Nonostante l’appoggio di alcuni genitori, la maggior parte rimane contraria all’attività, ritenendo le ore di religione un diritto per i loro figli. Tra le voci contrarie c’è anche quella di Enrico Aimi, consigliere regionale di Forza Italia, il quale ritiene che né “Zumba” né altre attività d’intrattenimento siano da comprendere come materie d’insegnamento scolastico. Tuttavia la preside si è presto premunita di dare spiegazioni dell’avvenuto, facendo presente che l’attività è a titolo sperimentale e deve ancora passare per l’approvazione del Consiglio d’Istituto e in ogni caso, verrà confinata alle ore di motoria, artistica o musica, e quindi il fatto che sia stata svolta durante le ore di religione è stato soltanto un caso dovuto al fatto che l’esperto fosse disponibile solo in quell’orario.
Facendo un esempio contrario, in una scuola elementare e d’infanzia di Palermo, il dirigente della scuola ha invece fatto passare una circolare che vietava agli insegnanti di recitare le preghierine ai bambini nelle ore di pausa e anche nelle ore di religione. Atto censorio? Sicuramente il preside non ha agito nel migliore dei modi, non avendo chiesto parere a nessuno e lasciandosi così accusare di autoritarismo.
La possibilità dello svolgimento di pratiche religiose all’interno della scuola pubblica d’altronde rientra nella legislazione scolastica, che comprende d’altra parte anche il “diritto di non avvalersi delle pratiche e dell’insegnamento religioso”.
L’educazione che la scuola si presuppone fornisca, è fondamentale, e segna particolarmente l’opinione e la coscienza dei bambini. Per questo motivo sarebbero utili e produttive delle lezioni sul confronto e sulla conoscenza delle culture, o perché no, lezioni dedicate alla cara e vecchia educazione civica. Sarebbe interessante dunque che le scuole sapessero proporre agli alunni che decidono di non svolgere l’ora di religione, delle valide alternative, con attività didattiche e formative che non siano un corso di danza-fitness afrocaraibica come Zumba, non dimenticando che la scuola è indubbiamente l’istituzione più importante del paese.
Roberta Rosaci