Addestratore aggredito dal bull terrier che aveva in custodia prima o dopo il decesso? Sarà l’esame autoptico a stabilirlo, al momento solo supposizioni da parte degli investigatori e del medico legale.
Il fatto
Il corpo senza vita di Davide Lobue, un addestratore cinofilo, è stato rinvenuto nella serata del 18 Novembre in un terreno nei pressi di Monteu da Po, località a circa 40 km da Torino. Il cadavere del ventiseienne, parzialmente sbranato, presentava anche segni evidenti di morsi ed escoriazioni. Da una prima ricostruzione dei fatti, sembrerebbe che ad aggredirlo sia stato il bull terrier di un anno e mezzo affidatogli da un amico per iniziare un percorso di addestramento. A fare la terribile scoperta un ragazzino di 16 anni, vicino di casa di Lobue, che insospettivo dal continuo abbaiare del cane ha pensato di controllare.
Le indagini
Gli inquirenti stanno cercando di capire se l’addestratore aggredito, sia morto a causa delle ferite riportate dall’attacco del bull terrier, oppure sia deceduto prima per un’altra causa e sia stato solo in seguito preso a morsi dal cane. Le zannate potrebbero essere stati letali, in quanto il giovane presenta ferite laceranti sul capo, la coscia, la testa e i polpacci; l’ipotesi che la morte sia sopraggiunta prima, al momento non è però scartata, vista la scarsa presenza di sangue intorno al corpo di Lobue. Secondo una prima ipotesi del medico legale, l’esigua quantità di sangue presente sul terreno, potrebbe significare che il cane si sia accanito sul giovane, quando il suo cuore ormai non aveva più battiti.
Sarà l’autopsia a stabilire se si potrà parlare ancora di addestratore aggredito da un cane, oppure di un uomo deceduto per malore e poi sbranato. Intanto sia il bull terrier sia l’area dove è avvenuta la tragedia sono stati posti sotto sequestro.
La passione
Davide Lobue aveva da sempre una grande passione per i cani: in un suo post pubblicato su Facebook nel mese di Febbraio si leggono parole piene di orgoglio: “I cani hanno sempre fatto parte della mia vita, dal giorno che sono arrivato a casa dall’ospedale quando sono nato”.
Una passione la sua, nata quando aveva sedici anni ed era volontario in un canile, culminata poi all’età di diciotto anni con l’iscrizione ad un corso di educatore cinofilo: “Da quel giorno non ho mai smesso di imparare e studiare– scriveva sul suo profilo social – libri, articoli e pubblicazioni, di partecipare a stage e soprattutto lavorare in campo con cani e padroni”.
Anna Lattanzi