Quale delle seguenti percentuali rappresenta la migliore stima del verificarsi dell’omosessualità nell’uomo?
Questa domanda, che sta fomentando grandi proteste, viene riportata sulla pagina Facebook di Cathy la Torre, avvocato, ex consigliera comunale di Sel a Bologna, attivista Lgbt, vicepresidente del Mit (Movimento identità transessuale), e Marco Grimaldi, consigliere regionale di Sinistra Italiana. I due dichiarano di averla ricevuta in forma anonima e proviene certamente da un test di medicina. La notizia è stata prontamente ripresa dai principali organi di stampa.
Il test progress, dove è stata inserita la domanda sull’omosessualità, viene fatto fare agli studenti di medicina per verificare di volta in volta i progressi e se vi sia stato un corretto apprendimento. È organizzato direttamente dalla Conferenza dei presidenti dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia . 33.000 futuri medici, quindi, ancora oggi, devono rispondere sull’omosessualità come fosse una malattia.
La Ministra Fedeli si è subito pronunciata circa la questione ed ha chiesto l’annullamento della domanda ma non solo, vorrebbe arrivare a fondo della faccenda e trovare la persona che ha formulato il quesito in quel modo, ponendo l’omosessualità, tutti gli effetti, come una malattia. Queste le sue parole:
È francamente incredibile e a dir poco inaccettabile – ha dichiarato Fedeli – che l’omosessualità sia stata inserita nella categoria delle malattie. Mi auguro che la Conferenza dei corsi di laurea in medicina provveda ad eliminare dall’elenco delle domande del Progress test quel vergognoso quesito, che le risposte ad esso date non siano tenute in considerazione ai fini della valutazione del progresso nell’apprendimento di studentesse e studenti, e che il responsabile di quanto accaduto sia adeguatamente sanzionato
Tuonano rabbia e sdegno le varie associazioni.
L’opinione dei social
“Sembrerebbe che al Ministero qualcuno non sappia ancora che l’omosessualità è stata eliminata dalla lista delle malattie mentali da ormai 27 anni“, scrive Michele Albiani, Responsabile nazionale diritti dei giovani democratici.
Eppure qualcuno la pensa diversamente. Proprio sotto il post di Facebook di Cathy la Torre i commenti sono vari. Ci sono studenti di medicina che hanno sostenuto il test che scrivono di non trovarci niente di male nella domanda. A pronunciarsi anche alcuni medici, che trovano ridicole e strumentali queste polemiche. Scrive, per esempio, Carlo:
Per cui se avessero scritto “quale è la percentuale di persone con i capelli rossi” avreste scritto che la comunità medica italiana ritiene i capelli rossi una malattia? Ma per favore…
Molti però sono davvero arrabbiati e definiscono l’Italia come uno Stato Feudale, arretrato.
Comunque, per concludere, nella rosa delle risposte la percentuale di omosessualità del maschio poteva variare dallo 0,5% fino al 30%.
Secondo me la stima della percentuale di omosessualità nell’uomo è inferiore alla quota di stronzaggine!
Scrive Pasquale C., per sdrammatizzare. Forse non ha tutti i torti…
Marta Migliardi
il fatto che l’omosessualità sia stata eliminata da 27 anni dall’elenco dalla malattie mentali non significa che possa essere equiparata all’eterosessualità. Non esiste un confine netto fra la sanità e la malattia, E’ difficile trovare un individuo esente da qualche disfunzionalità o disabilità più o meno grave. Una persona miope non è malata, ma senza occhiali avrebbe molte limitazioni nella vita. Un maschio affetto da oligospermia ha prestazioni sessuali soddisfacenti, ma se vuole procreare deve sperare nella fecondazione artificiale. Lo stesso dicasi dei gay, che sarebbero condannati a non avere figli senza il soccorso della medicina, salvo commettere un grave abuso nei confronti della prole se le impedisce, in complicità con la madre biologica, di avere il riconoscimento, le cure, l’affetto e l’educazione da parte della genitrice.
Gentile Luciano, grazie per il suo contributo. Non sono medico, ma è proprio sulla parola che lei ha usato ovvero disfunzionalità che mi soffermerei. Se parla a livello di concepimento, niente da dire. È dato certo che due uomini o due donne senza l’aiuto della scienza non possano concepire. Ma non credo, a livello se non altro etico e sociale, che essere funzionali o meno non debba essere parametro solo dal fatto di poter avere figli. Comunque il suo punto di vista è comprensibile. Grazie mille. Marta