Sono durissime le accuse dell’Onu contro la politica Ue che sceglie di supportare il governo libico nell’individuazione di migranti nel Mediterraneo, il cui destino è quello di essere riportati nelle terribili prigioni della Libia.
In una comunicazione ufficiale diramata a Ginevra, l’Alto commissario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Raad Al Hussein esprime tutto il suo disappunto con parole dirette e severe: “La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità”.
Il biasimo pesantemente accusatorio di Hussein, nasce da quanto gli osservatori dell’Onu hanno visto in Libia: uomini mal nutriti, rinchiusi con donne e bambini in fabbricati privi di ogni genere di prima necessità, persone derubate totalmente di ogni dignità. Nel suo comunicato il commissario punta ancora il dito contro gli stati membri dell’Ue, colpevolizzandoli per non aver fatto nulla affinché non fossero più commessi abusi sui migranti.
La disapprovazione della delegazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite è alquanto comprensibile; una realtà come quella libica vista da vicino, non può che destare tale reazione. In verità l’Europa non risulta essere così cieca – anche se non propriamente a livello istituzionale – di fronte a queste spaventose situazioni. Una commissione di avvocati istituita da “Guernica 37 International Justice Chambers”, l’associazione europea che si occupa da sempre della tutela dei diritti umani, ha, infatti, denunciato Khalifa Haftar – generale e politico libico – al Tribunale dell’Aja, accusandolo di crimini di guerra e contro l’umanità.
Ad annunciare tale iniziativa è la stessa corporazione in un comunicato ufficiale, in cui lo studio legale sostiene di aver consegnato all’Ufficio del Procuratore della Corte Penale Internazionale un “rapporto di indagine confidenziale” sull’ufficiale e le sue malefatte.
I consulenti legali, nel loro comunicato, affermano di agire in difesa delle vittime di Haftar, contro cui rimandano la pesante tesi accusatoria “di crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati da forze sotto il comando del maresciallo di campo Khalifa Belqasim Haftar” e come sottolinea ancora la nota, tali accuse “includono, ma non sono limitate a omicidio, tortura e trattamento disumano” .
Secondo quanto sottolineato dalla delegazione, ci sarebbero informazioni e testimonianze credibili sui crimini di guerra commessi dal generale, dalle sue truppe e da altri gruppi armati da lui capeggiati, che parlerebbero di migliaia di civili imprigionati, torturati e uccisi.
Sarà sufficiente l’audace iniziativa di un gruppo di avvocati a fermare le atrocità commesse in Libia? Sicuramente si dovrà fare ancora tanto per cercare di salvare questo martoriato paese e la sua gente, con la speranza che tra biasimo e concretezza, si possa restare uniti in una guerra contro la violenza, atta al recupero della dignità umana.
Anna Lattanzi