Il governo vuole intercettare le intercettazioni
Strane coincidenze ultimamente sulle intercettazioni; ma ci mancherebbe! Niente più di questo. Mica vogliamo pensar male?
Apre le porte al Ddl sulle intercettazioni il caso Crocetta. La telefonata tra lui e Tudino c’è stata o non c’è stata? L’espresso dice di sì, le procure siciliane dichiarano di non avere agli atti un’intercettazione dove il medico, ora in carcere, confida al Governatore della Sicilia che Lucia Borsellino deve fare la fine del padre. Intanto il caso c’è, i dubbi permangono e Renzi sembra voler scaricare Crocetta per piazzare uno dei suoi. Quando la democrazia non c’è Faraone balla!
A seguito della vicende Crocetta il 23 Luglio scorso il giudice antimafia Di Matteo in un’intervista fa capire come la mafia riesce tranquillamente a campare e a crescere anche grazie all’antimafia e avanza l’ipotesi che il caso Crocetta potrebbe tornare utile al governo per dar vita ad una limitazione delle possibilità investigative dei pm e dei gip con una bella stretta legislativa sulle intercettazioni.
Qui la magia, la coincidenza delle coincidenze! Appare di botto Ddl sulle intercettazioni che deve essere firmato il prima possibile. Al massimo la settimana prossima perché in quei giorni si discutono i decreti, ma i soliti grillini si mettono di traverso e tutto potrebbe slittare.
Il decreto sulle intercettazioni ha molti punti oscuri e dobbiamo dire che – come in altre occasioni – il governo Renzi riesce a completare quello che il berlusconismo non ha fatto in vent’anni.
Innanzitutto il ddl prevede una pena da sei mesi a quattro anni per chi utilizza telecamere nascoste e registra conversazioni. Tale pratica investigativa, recita l’emendamento – utilizzata soprattutto dal giornalismo televisivo – potrebbe ledere la reputazione altrui e per questi motivi va sanzionata penalmente.
L’emendamento Pagano – che prende il nome dal deputato che lo ha proposto Alessandro Pagano di Ncd-Udc –, lungo ben 11 righe sulle 18 di tutto il ddl, approvato in fretta e furia la notte scorsa, e con una velocità siderale, ha però trovato la reticenza del guardasigilli Orlando, il quale – sempre dopo l’approvazione nottetempo si intende – ha dichiarato che le pene previste sembrano eccessive. Ringraziamo il ministro della giustizia per questo celere intervento a babbo morto e speriamo che la sua riserva venga quantomeno presa in considerazione.
Ma le sorprese del Ddl sulle intercettazioni non finiscono qui. Ce n’è anche per i Magistrati; infatti per completare l’opera di strozzamento, il decreto prevede che il magistrato debba chiedere l’archiviazione del caso o, eventualmente, il prosieguo dell’azione entro tre mesi dall’apertura delle indagini, altrimenti il Procuratore Generale può agire e avocare il tutto. Il pm andrebbe così a perdere l’inchiesta.
La norma che in apparenza sembra velocizzare i tempi in realtà costringe magistrati a limitare la loro azione investigativa. Il governo mica interviene sui tempi processuali o sulle lungaggini burocratiche della giustizia? No! Preferisce accelerare quelli delle indagini preliminari. Conviene molto di più!
Ma questo non basta, ora un piccolo capolavoro. Il decreto prevede l’immediata azione disciplinare nel caso in cui il Pm dovesse ritardare nel registrare un reato. Ma già gli va di lusso, infatti non è passata la proposta che prevedeva addirittura lo stralcio di tutta il lavoro di indagine in caso di ritardo nella registrazione.
Tutte queste norme vanno quindi a complicare ed ostacolare il lavoro dei gip dei pubblici ministeri e non è un caso che il Csm e l’associazione nazionale magistrati hanno chiesto di incontrare Orlando per chiedere chiarimenti. Il governo vuole intercettare le intercettazioni e, dopo tanti anni, sembra proprio riuscirci. Silvio sta per essere vendicato!
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