“C’è Luisa?” una domanda che può salvarti la vita
Sempre più spesso si sentono notizie di violenza contro le donne. Una piaga della nostra società che si diffonde creando sempre più vittime, spesso taciturne, che non svelano l’evento traumatico nell’immediato. Le molestie avvengono molte volte in locali e discoteche, nei bagni, o nei vicoli adiacenti, al buio. Le donne o le ragazze vengono private della loro dignità e spesso della loro verginità e per paura rimangono in silenzio.
Da qualche tempo però si è diffusa una campagna contro la violenza sulle donne. Una semplice domanda che può salvare una vita. Basta infatti chiedere: “C’è Luisa?” e questa richiesta diventa un codice di aiuto. L’iniziativa è partita dalla cittadina svizzera Winterthur, nel cantone di Zurigo e si è poi diffusa in altri paesi della Germania e della Gran Bretagna (dove si chiede di Angela). I locali che aderiscono all’iniziativa hanno un adesivo all’ingresso e nei bagni che permette quindi di sapere che in quel luogo si può ricevere aiuto.
Si tratta dunque di una campagna contro la violenza che può aiutare le vittime senza che si attiri l’attenzione su di esse. Infatti le donne dovranno soltanto chiedere di Luisa e sarà compito dei gestori del locale di occuparsi di loro, chiamando la sicurezza o in casi estremi la polizia. Come ha affermato la portavoce dell’associazione bar e club di Winterthur, Alexander Bücheli, , questo metodo può liberare le vittime da una situazione spiacevole.
“La campagna è un complemento ideale e un messaggio chiaro sul fatto che la violenza sessuale non ha posto nella nostra società e nella vita notturna”.
I dati parlano chiaro. Secondo il rapporto dello United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women (UN Women) del 2016, il 13% delle donne spagnole ha subito violenza dal proprio partner. La percentuale sale, arrivando al 22% in Germania e al 26 % in Francia mentre in Italia siamo a circa il 19%. Ovviamente questi dati vanno presi con le pinze in quanto molte donne non denunciano le molestie.
Non bisogna dimenticare che queste violenze lasciano tracce indelebili sulla pelle, sia fisiche che psicologiche. I casi più gravi sono quegli abusi non raccontati ma soprattutto non elaborati a livello cognitivo, che possono provocare dissociazione. La dissociazione è un meccanismo di difesa attuato che porta ad una vera e propria scissone della personalità. Da una parte vi è l’io cosciente, dall’altra quello che ha subito l’evento traumatico, che spesso vive il tutto da spettatore e non da agente attivo. Per questi motivi è importante anche creare una rete di supporto, non soltanto a livello privato, con l’aiuto dei propri cari, ma soprattutto a livello pubblico. Fornire aiuto sia per prevenire le molestie, che per portare le donne che hanno subito violenza ad una guarigione fisica e psicologica.
Rosiello Silvia