Kim Jong-un, discusso dittatore dello Stato della Corea del Nord, nuovamente protagonista. Sembra infatti che, durante gli scavi per la realizzazione di un tunnel all’interno del sito nucleare di Punggye-ri, un’improvvisa esplosione abbia causato il crollo dello stesso provocando la morte di 200 persone.
I giornali internazionali, nel riportare la notizia, confermano il numero delle vittime coinvolte nel crollo della nuova galleria, dichiarando che l’incidente sarebbe avvenuto lo scorso 10 ottobre e che i timori di una conseguente fuga radioattiva sono forti.
La situazione, già piuttosto tesa a livello internazionale, visti i rapporti non propriamente amichevoli che intercorrono tra lo stato dell’Asia orientale e gli Stati Uniti, rischia di peggiorare ulteriormente considerate le notizie che lasciano trapelare le azioni poste in atto da Kim Jong-un, destinate alla sempre più crescente realizzazione di test nucleari.
Nonostante le forti censure e chiusure poste in atto dalla Corea del Nord rispetto alla libertà di stampa, costantemente controllata, le notizie già rese note dagli attivisti dei diritti umani avevano provocato un certo allarmismo relativamente al rischio di crolli presso le strutture sede dei test.
E’ inoltre notizia di qualche giorno fa quella secondo cui la Corea del Sud aveva dichiarato il pericolo di una perdita di materiali radioattivi con il conseguente rischio di crollo del monte Mantapsan a causa dei test nucleari.
Chiaramente il susseguirsi dei test così come i ripetuti lanci di missili e testate che si sono verificati nei mesi passati hanno avuto un impatto sul territorio coreano provocando crolli e frane nell’intero territorio nonché veri e propri terremoti.
Lo stesso Papa Francesco è proprio oggi intervenuto dichiarando lo stato di allarme e preoccupazione che emerge dalla situazione coreana e parlando chiaramente del rischio di esplosione di una terza guerra mondiale.
Sulla vicenda è altresì intervenuto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg evidenziando come ogni Paese Nato, quindi non solo gli Stati Uniti, devono temere le minacce di Pyongyang. Tale dichiarazione è una sorta di richiamo ai paesi del trattato Atlantico, che devono sentirsi chiamati in causa al fine di cooperare per evitare lo scoppio di una guerra.
Turi Ambrogio