Sono arrivati i primi arresti nell’ambito dell’inchiesta sul Russiagate, il sospetto appoggio della Russia a Donald Trump durante la campagna presidenziale. I nomi più noti che emergono tra gli arrestati sono quelli di Paul Manafort, ex capo della campagna elettorale di Donald Trump, e il suo braccio destro Rick Gates.
Però, il nome che rischia di essere più dannoso per il presidente degli Stati Uniti è quello di George Papadopoulos. Mentre Manafort e Gates sono stati incriminati per reati commessi prima di lavorare per il futuro presidente, Papadopoulos è stato accusato di aver mentito su iniziative prese durante la campagna elettorale. Manafort e Gates sono, invece, accusati di riciclaggio, evasione fiscale, complotto contro gli interessi degli Stati Uniti e falsa testimonianza. I due si sono dichiarati innocenti e sono stati posti agli arresti domiciliari dopo il pagamento di una cauzione di 10 e 5 milioni di dollari.
Papadopoulos invece, accusato di aver mentito durante un interrogatorio dell’FBI, ha già riconosciuto il suo crimine e si è detto disposto a collaborare con le autorità, suscitando il disappunto della Casa Bianca. Papadopoulos sarebbe stato uno dei membri della campagna Trump entrati in contatto con esponenti russi al fine di ricevere informazioni dannose per Hilary Clinton.
La Casa Bianca ha reagito distanziandosi dagli ex collaboratori. In un tweet, il presidente Trump ha specificato che le attività criminali di Manafort e Gates precedevano la loro collaborazione alla sua campagna elettorale e, più tardi, la sua portavoce Sarah Huckabee Sanders ha liquidato Papadopoulos come un volontario che “agiva di testa propria“.
L’inchiesta è portata avanti dal procuratore speciale Robert Mueller, incaricato di indagare su possibili interferenze russe nella campagna presidenziale, che ha però mandato di indagare su altri possibili crimini. In una dichiarazione scritta depositata presso la Commissione Giustizia del Senato, Facebook sostiene che circa 126 milioni di americani, metà elettorato statunitense, ha ricevuto e condiviso circa 80 mila finti contenuti sostenuti dalla Russia.
L’incriminazione di Manafort e Gates non sembra collegata al Russiagate, al momento, ma potrebbe essere usata dal procuratore Mueller per costringere i due ex collaboratori di Trump a collaborare, come sta facendo Papadopoulos. Pare, infatti, che fosse proprio Manafort il diretto superiore a cui faceva capo Papadopoulos, ed era presente, al fianco di Donald Trump Junior e di Jared Kushner, all’incontro del 9 giugno 2016 con l’avvocatessa russa Natalia Veselnitskaya. Durante questo incontro sarebbe stata consegnata a Trump Junior altra “sporcizia” riguardo a Hilary Clinton. Trump ha sempre sostenuto che nulla del genere avvenne ma gli appunti di Manafort racconterebbero una storia diversa.
Davide Cocconi