In Veneto è stato superato il quorum fissato al 50% mentre in Lombardia l’affluenza alle urne si attesta a poco più del 30. Lega e Forza Italia esultano e Pd e Movimento 5 Stelle mostrano la loro voglia di non essere tagliati fuori.
I seggi per il referendum consultivo sono aperti dalle 7 di questa mattina. Ha già votato a Treviso il governatore della Regione Veneto Luca Zaia. Sono chiamati al voto poco meno di 12 milioni di elettori, 7,9 dei quali in Lombardia e 4 in Veneto.
Alcune precisazioni
Anche se in questi giorni l’operazione di voto è stata denominata “referendum per l’autonomia” è d’obbligo precisare che non si tratta di un’autonomia in stile catalano. Infatti i cittadini delle due regioni si esprimeranno sul cosiddetto “regionalismo differenziato” che riguarda l’opportunità per le Regioni a statuto ordinario di vedersi attribuite “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”. Tutto previsto e validato a norma e nel rispetto degli articoli 116 e 117 della Costituzione.
Su forme e condizioni di autonomia
In particolare i voti favorevoli e contrari al quesito referendario riguarderanno la possibilità che le Regioni possano intraprendere il percorso istituzionale per ottenere maggiori competenze dal Governo, negoziando con esso. Queste maggiori competenze sarebbero richieste dalle regioni su venti materie amministrative e altre tre di competenza esclusiva dello Stato. Alcune fra queste sono: l’amministrazione della finanza pubblica e del sistema tributario, il lavoro, i rapporti con l’UE, l’energia, le infrastrutture e la protezione civile. Per le tre competenze appannaggio dello Stato si tratta di giustizia di pace, istruzione, tutela dell’ambiente e dei beni culturali.
Caratteristiche del referendum
Il referendum non è vincolante e ha carattere consultivo. Anche se le due regioni e lo Stato dovessero giungere ad un’intesa, le richieste delle regioni dovranno comunque essere sistemate in una proposta di legge che dovrà essere approvata con maggioranza assoluta da entrambe le camere. In Lombardia non è previsto quorum e si guarderà soltanto al numero dei pareri favorevoli e contrari. Al contrario in Veneto il quorum è fissato al 50% più uno degli aventi diritto. Inoltre, in Lombardia, si sperimenta per la prima volta in Italia il voto elettronico tramite tablet. Complessivamente sono 24.700 le postazioni elettroniche distribuite nelle 9.224 sezioni della Lombardia, mentre in Veneto si voterà tradizionalmente (scheda e matita). Anche le opzioni di voto sono quelle tradizionali. SI, NO o scheda bianca.
La politica, i costi
Le rispettive giunte regionali tengono ovviamente gli occhi puntati sull’affluenza. Quanto alta sarà quest’ultima tanta forza avranno le regioni nell’eventuale trattativa con il governo per ottenere il diritto a gestire a livello regionale materie oggi di competenza statale. Favorevoli al voto e al SI sono Lega, Forza Italia e Movimento 5 Stelle, con l’eccezione di Fratelli d’Italia, unico partito contrario nella cordata di destra. Per l’astensione sono invece i partiti di centrosinistra. Per tutta l’organizzazione del referendum in Veneto sono stati spesi circa 16 milioni di euro (costi per la sicurezza inclusi) mentre in Lombardia, complice l’allestimento delle postazioni di voto elettronico, la spesa ammonta a 50 milioni.
Giorgio Russo