A Multedo, un quartiere di Genova, gli immigrati non sono ben accetti. “Per la patria no negri no rossi” è la scritta di un vandalo sull’insegna dell’ex asilo Govone. Proprio in questo edificio dovrebbe essere ospitato un numero ancora imprecisato di richiedenti asilo. Sullo stesso luogo sono stati posti tanti pupazzi, accompagnati da cartelli con queste frasi “stasera farò una preghiera per fare in modo che Gesù faccia riaprire il mio asilo“, e ‘”ridatemi il mio asilo“.
Frasi evidentemente scritte da bambini: esiste qualcosa di più squallido? Mentre in Italia ci sono insegnanti che sensibilizzano i bambini sullo ius soli, ci sono anche famiglie che usano i propri figli per alimentare odio.
Un odio covato da settimane
La scritta con il pennarello indelebile non è un evento isolato, bensì una delle tante manifestazioni contro gli immigrati che da settimane si organizzano a Multedo. Tutto è cominciato a metà settembre, quando un gruppo di immigrati è stato “sfrattato” dalla Foce per l’inaugurazione del Salone Nautico. Era quindi necessario trovare per loro una nuova sistemazione.
In modo provvisorio sono stati spostati al Seminario del Righi dalla Curia, in attesa di una collocazione migliore. La scelta del luogo è ricaduta allora sull’ex asilo Contessa Govone, in via delle Ripe, anch’esso della Curia e chiuso dal 2016. Così sono cominciati i lavori di ristrutturazione. Solo quando qualche residente ne ha chiesto il motivo si è scoperto l’arrivo di 50 forse 70 richiedenti asilo: prima ne erano tutti all’oscuro.
I cittadini di Multedo dicono no al metodo scelto
A essere contestato non è l’arrivo dei migranti, bensì il metodo scelto dall’amministrazione. Da tempo si sapeva che le persone ospitate nella Fiera di Genova dovevano trovare una nuova sistemazione. C’era il tempo per organizzarsi meglio e avvertire la popolazione, non si tratta di un’emergenza, eppure si è deciso di fare di nascosto. Non solo non è stata avvisata la popolazione, ma nemmeno il Comune, in quanto la decisione è stata presa direttamente tra Curia e Prefettura.
Il metodo scelto è stato criticato da tanti, tra cui Paolo Gozzi, ex consigliere comunale Pd. Sulla sua pagina di Facebook ha scritto:
La considero una servitù, una pesantissima servitù. Se non fosse una servitù, d’altronde, chi l’ha voluta e pensata non l’avrebbe fatta di nascosto, ma avrebbe coinvolto il Comune e gli abitanti prima che questi si insospettissero per i carichi di brande che arrivavano nell’istituto. In un piccolo quartiere, in una comunità molto coesa e aperta, si poteva parlare chiaro. Invece così nascono sospetti, e magari si capisce perché nessuno mosse un dito quando chiuse l’asilo, importante punto di riferimento di un quartiere che nel corso degli anni ha perso tutto.
Dovevano avvisarci prima
Sergio Di Antonio, presidente del Comitato di Multedo, ha affermato: “Dovevano avvisarci prima che il centro avrebbe aperto qui in mezzo al quartiere“. Durante la riunione in Municipio del 20 settembre il presidente del Municipio Ponente Claudio Chiarotti ha espresso il suo dissenso: “Abbiamo saputo di questo trasferimento soltanto due giorni fa, non è corretto nei confronti del Municipio stesso e dei cittadini. Tutto ciò che è calato dall’alto ottiene reazioni negative a priori“. Della stessa opinione l’assessore alla Sicurezza Matteo Frulio: “Non ci spaventano i migranti, ma volevamo essere coinvolti“. L’errore esiste certo, ma su questo si sta facendo leva per evitare l’apertura del centro di accoglienza.
Le regole dell’accoglienza
L’accoglienza sembra il presupposto per la crisi definitiva del quartiere (spaccio, schiamazzi e questua vengono date come conseguenze inevitabili). Ma i richiedenti asilo studiano e imparano un mestiere nel “campus” di Coronata. Il loro responsabile è monsignor Giacomo Martino che si mostra comprensivo nei confronti dei cittadini di Multedo: “Comprendo perfettamente le ragioni di tutti, ma posso assicurare che tutti i nostri ospiti sono controllati 24 ore su 24, hanno l’obbligo di rientrare alle 23 e non disturbano il vicinato, lo possono testimoniare le persone che vivono nei quartieri in cui ci sono altre nostre strutture: Struppa, San Teodoro, via del Campo“.
Nel “campus” i migranti iniziano le lezioni alle 9.30 studiando italiano, educazione civica, cura domestica, cura della persona, agraria, falegnameria, servizio sala. Dopo cena, finite le lezioni, hanno bisogno di un posto dove dormire: tornerebbero allora a Multedo.
Dalle parole ai fatti
Contro l’arrivo dei migranti si sono mobilitati molti cittadini di Multedo. Il 20 settembre c’è anche stato un lancio di pietre alle finestre dell’ex asilo e il tentativo di impedire agli operai di lavorare. Gesto condannato anche da chi è contro l’arrivo degli immigrati. Questi infatti si sono organizzati solo in modo pacifico con raccolta firma e presidi. Il 29 settembre sono scesi senza preavviso in piazza chiedendo invece di 50 uomini, l’arrivo di 50 persone bisognose di qualunque etnia, purché in gruppi familiari di genitori e bambini “che accoglieremmo con grande spirito di solidarietà“.
L’accoglienza si farà
L’accoglienza è stata rimandata, ma quel che è sicuro è che si farà. Il 6 ottobre si è tenuto presso il Comune di Genova un ulteriore incontro presieduto dal sindaco Bucci al quale ha preso parte anche una rappresentanza del comitato locale di Multedo, per discutere dell’attivazione del Centro di Accoglienza Straordinario (C.A.S.) nell’ex asilo.
L’attivazione del Cas è necessaria per la riallocazione di parte dei migranti ospitati nella Fiera e Multedo sembra il luogo più adatto. Il Municipio VII Ponente al momento accoglie 30 richiedenti asilo rispetto agli oltre duemila presenti nella città di Genova, con la percentuale più bassa rispetto ai nove municipi cittadini. La struttura può ospitare 65 richiedenti asilo, ma in via sperimentale all’inizio ne verranno accolti solo 25. In questo modo si viene incontro alle esigenze dei residenti e alle problematiche di Multedo, come la presenza di depositi chimici.
Camilla Gaggero