Diritto all’oblio: un tema che fa notevolmente discutere
Diritto all’oblio o diritto di cronaca? Il caso di Giovanni Giancane, 48enne pugliese, e la sua richiesta di risarcimento di due milioni di euro
Giovanni Giancane ha 48 anni e si appella al diritto all’oblio. Dopo aver trascorso 8 mesi in carcere, l’uomo originario di Monteroni in provincia di Lecce, è stato assolto con formula piena dall’accusa di rapimento. Oggi si appella al diritto di ottenere la cancellazione di tutti i dati personali presenti su Internet. Il risarcimento richiesto a Google è di due milioni di euro.
La vicenda: accuse e l’assoluzione
L’uomo era stato arrestato lo scorso 9 giugno 2014. L’accusa era di concorso in sequestro ai danni di una bimba di sei anni di origine romena. Dopo aver trascorso otto mesi in carcere, è stato assolto da tale accusa. Condannata, invece, la donna che conviveva con lui.
A seguito dell’assoluzione, Giovanni Giancane si è appellato al Garante della Privacy per ottenere la cancellazione dei dati personali presenti in rete. A distanza di anni, i dati sono ancora disponibili in rete. Per questo ha deciso di chiedere al colosso Google un risarcimento danni di due milioni di euro. Tale risarcimento, andrebbe a coprire danni psicologici ma anche fisici documentati da strutture sanitarie organizzate. L’uomo ha infatti affermato di aver provato il suicidio più volte e di aver attuato pratiche autolesioniste a seguito della turbe psicologica.
È davvero possibile ottenere il diritto all’oblio quando i dati sono in rete?
L’articolo 27 della Costituzione Italiana sancisce il rieducare del condannato, insieme all’articolo 17 del Regolamento Comunitario sulla protezione dei dati, sancisce il diritto all’oblio e alla cancellazione dei dati nel rispetto della persona. Tuttavia, è necessario riflettere sulla possibilità dell’esercizio di tale diritto su una piattaforma virtuale come quella di Internet.
L’esercizio di un diritto come questo può essere attuato più o meno semplicemente quando il problema risiede nella carta stampata. Tuttavia, quando si parla di Internet tutto cambia. È possibile pensare di poter ottenere l’effettiva cancellazione di tutti i dati presenti in più siti web e condivisi sui social network da milioni di persone nel mondo?
È qui che entra in gioco il concetto di deindicizzazione. Google può decidere di precludere la possibilità agli utenti di accedere a determinati dati per le più svariate ragioni. Questo è ciò che potrebbe accadere, ad esempio, per tutelare dati sensibili se richiesto dai diretti interessati. Potrebbe quindi essere un’interpretazione del diritto a essere dimenticati, ma è necessario ricordare che deindicizzare e cancellare non sono sinonimi. Potrebbe, infatti, bastare anche solo la ricondivisione di tali dati da parte di un utente per rigenerare viralità nel fenomeno.
Deindicizzare potrebbe voler dire gettare una moneta nella Fontana di Trevi e lasciarla lì, per poi tornare dopo anni. Le possibilità di ritrovare quella stessa moneta sono davvero minime ma esistono.