Prologo
Forse non tutti sanno che di ius soli e riforma della cittadinanza si discuteva in Parlamento già dal 2003. Quattordici anni di lavori, indagini conoscitive e rimandi in commissione. Sfumato anche un tentativo di approvazione nel 2008 a causa dell’interruzione della legislatura. Poi, nel 2013, si riprende con un “definitivo” esame alla Camera.
Ciò che fu
Finalmente, il testo venne approvato in prima lettura dalla Camera dei Deputati nell’ottobre 2015 con 310 sì, 66 contrari e 83 astenuti. I parlamentari favorevoli, insieme alla maggioranza, si lasciarono andare alle più entusiastiche dichiarazioni. Prendendo in prestito le parole del Ministro della Giustizia Andrea Orlando, la riforma della cittadinanza avrebbe dovuto dotarci “di una normativa che punta a creare un percorso di reale integrazione, costruendo un paese più forte, solidale, capace di guardare al futuro con fiducia e ottimismo” . Ciò che si attendeva allora era dunque la sua discussione e approvazione in Senato, per congedarsi definitivamente dall’attempato e piuttosto conservatore ius sanguinis. Ciò che invece è successo è che il Senato, ad oggi, non ha neanche calendarizzato la discussione del provvedimento, liquidandolo con un tremendo “a data da definirsi”.
Le reazioni
C’è chi parla di affossamento, chi invoca la vittoria della paura, del vizio di guardare sempre e soltanto alla parte più reazionaria della società. C’è chi crede che la questione debba essere sottoposta a valutazione referendaria. Quali che siano i giudizi sociali sulla riforma, sembra siamo arrivati alla fase della distribuzione delle colpe ai vari schieramenti politici. D’altronde le posizioni dei partiti sullo ius soli non sono state e non saranno mai un mistero.
Ciò che è
Ma è davvero tutto finito? Tre deputati e senatori, Luigi Manconi, Elena Ferrara e Paolo Corsin hanno lanciato un appello rivolto ai loro colleghi parlamentari e proclamato uno sciopero della fame per opporsi al tentativo di uccidere lo ius soli. E non sono isolati. Con loro si sono schierati 800 insegnanti che giorno 3 ottobre, giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, si sono uniti allo sciopero e informato i loro studenti sull’importanza di questa iniziativa. All’appello hanno aderito i Radicali Italiani e 30 deputati, disponibili a partecipare al digiuno a “staffetta”. I promotori, si legge nell’appello, vorrebbero vedere in agenda e approvata la legge tra il 4 e il 19 ottobre.
Ciò che sarà
L’appello termina con un appuntamento: << il pomeriggio del 13 ottobre, a partire dalle 16, davanti a Montecitorio è prevista una manifestazione alla quale sarebbe opportuno che tutti noi partecipassimo, promossa dalla rete degli “Italiani senza cittadinanza“>>. Insomma, i tempi sono a dir poco ristretti ma c’è anche il desiderio di un lieto fine. Si potrebbe concludere dicendo che a reazione corrisponde azione.
Giorgio Russo