“Siate stronze. Siate cattive. Siate spietate“: sono ben poche le donne in Italia a non conoscere il libro “101 modi per far soffrire gli uomini” di Daniela Farnese. Il suo manuale di vendetta per donne ferite è stato infatti uno dei grandi successi di questa scrittrice e blogger italiana napoletana.
Daniela Farnese, classe 1978, ha iniziato la sua attività di blogger nell’agosto 2003, con il blog Malafemmena (poi divenuto dottoressadania.it), che è ancora attivo. I suoi primi racconti sono stati pubblicati sulla rivista Canemucco di Makkox. Nel 2011, Farnese cofonda la Stiletto Academy, che organizza corsi di portamento sui tacchi e, nello stesso anno, ha iniziato la sua carriera di scrittrice.
*malafemmena | I pensieri precari della Dottoressa Dania*
Il suo libro del 2012, Via Chanel n. 5, ha avuto un gran successo editoriale: è arrivato terzo nella classifica Nielsen dei libri più venduti di narrativa italiana ed ha avuto molte recensioni, tra cui Ansa, La stampa, Donna Moderna, Panorama.
Gli altri romanzi di Daniela Farnese sono:
- I love Chanel, Milano, Newton Compton, 2013.
- Un’estate con le amiche, Milano, Newton Compton, 2013.
- A noi donne piace il rosso, Milano, Newton Compton, 2014.
- Natale da Chanel, Milano, Newton Compton, 2015.
- E, ovviamente, il già citato saggio: 101 Modi per far soffrire gli uomini (siate stronze, siate cattive, siate spietate), Milano, Newton Compton, anno 2011.
L’anno scorso è uscito, invece, il suo ultimo libro: Donnissima (Rizzoli), che racconta di una donna con la vocazione per le pulizie e un matrimonio ormai agli sgoccioli. Enza, la protagonista, si ritroverà a combattere con lo sporco sia nella vita che nel lavoro, lasciando al lettore una morale sull’amore, la bellezza dell’imperfezione ed un sorriso dolce-amaro.
Ultima Voce ha avuto il piacere di intervistare Daniela Farnese e conoscere questa meravigliosa scrittrice per voi.
La morale di Enza: qual è il messaggio per le donne?
Bella domanda! Ho voluto scrivere un libro che raccontasse una femminilità non stereotipata e molto fiera; perché tutti i miei libri precedenti erano favole, quindi le donne in qualche modo venivano e si sentivano completate dall’amore, dal successo nella carriera o comunque, anche se imparavano ad essere donne forti e indipendenti, avevano bisogno di una serie di certezze come possono essere l’uomo (o la donna) della vita, il successo, la realizzazione dei propri sogni. La morale di Enza invece è, come dice già il sottotitolo del libro, il fatto che non solo nelle favole si possa essere felici, che la normalità e l’imperfezione nascondano una pienezza di significato che passa; non nel senso che ci si accontenti ma nel senso che è sufficiente, che va bene così. Enza è per me una specie di anti-eroina, molto più simile a me delle protagoniste precedenti. Ogni vita ha un suo momento di soddisfazione che di solito cerchiamo di minimizzare, perché pensiamo di volere altro, mentre invece Enza desidera essere quella che è: una donna che fa le pulizie, in carne, brillante, piena di debiti, in ogni caso molto soddisfatta della sua vita: quindi la morale, forse, è proprio questa… che non bisogna vivere la favola a tutti i costi. Chi ci riesce, beata lei! (ride)
“101 modi per far soffrire gli uomini”: come ti è nata l’idea di un manuale di vendetta per donne?
In realtà, quella è stata un’idea molto catartica, perché l’ho scritta in un momento in cui soffrivo molto per amore e la cosa bella è che, al di là del titolo del libro, è un manuale che ironizza molto sulle donne. Tutto quello che racconto è una critica a come siamo fatte noi. Infatti, secondo me, più lo si legge più si realizza che non vale la pena stare lì a pensare a come vendicarsi di un’ex, ma è molto più facile dimenticarsene. E’ un esercizio al femminile, ma potrebbe essere anche al maschile, su come liberarsi del fantasma di un ex o di una persona che in qualche modo ci ha fatto soffrire immaginando dei modi divertenti di metterli alle strette. Io l’ho visto così, infatti poi si vede molto di quello che è la sofferenza d’amore. Quindi sì, il significato era piuttosto quello. Più vai avanti nella lettura e più pensi: ” ma sì, ma perché sto a perdere tutto ‘sto tempo, ma basta!” (ride).
La cosa peggiore che hai mai fatto ad un uomo?
A dire la verità, ho imparato con l’esperienza e col tempo, che la cosa peggiore da fare e che io stessa ho fatto ad un uomo sia stata quella di essermi dimenticata di lui. La prima legge “Farnese”, che scrivo sempre su facebook, dice che gli uomini tornano sempre. Tutti. Tempo al tempo, tra 10-15 anni: quelli che tornano e si accorgono che ti sei dimenticata di loro sono quelli più spiazzati. Poi, in realtà, ne ho fatte di tutti i colori. Sono molto brava con le parole, quindi tra prese in giro, ironie, mortificazioni (mi ero fatta una maglietta con su scritto “Il mio ex ce l’ha piccolo” !)… Insomma, ne ho fatte tante. In ogni caso, quella che di più ha colpito è stata appunto dire “No, scusa, di te non mi ricordo proprio”. La cosa più bella è andare avanti felice anche senza di lui.
E la cosa peggiore che, invece, un uomo ha fatto a te?
Certamente non amarmi: credo sia la cosa peggiore che si possa fare in amore. Insomma, non c’è nulla di peggio del non ricambiare. La frase peggiore è quella in cui ti dicono “non ti amo, ma ti voglio bene”. Il peggiore era stato quello francese, che nella sua lingua, il “je t’aime” sta per entrambi i significati. Ha dovuto proprio spiegarmi che mi amava in senso di bene: terrificante. Un’altra cosa terribile è il mentire. Preferisco che tu mi dica “ti ho fatto le corna” (beh, ovviamente, non proprio così), che mille bugie e sotterfugi.
La “Stiletto Academy”: Hai incontrato così tante donne incapaci di camminare sui tacchi oppure l’idea ti è nata spontanea da qualche esperienza?
Sì, anche se alla fine, quelle che venivano a fare i corsi erano quelle già piuttosto capaci. La verità è che una donna farà sempre fatica a camminare sui tacchi se non ne fa un uso costante. Pensa che poi sono scesa dai tacchi: ormai esco fiera con le mie scarpe da ginnastica. Presumo sia molto legato alla sicurezza… quando hai piena autostima di te stessa, non ne vedi più la necessità. E poi, ora, sono diventata mamma: quindi, sai… corro molto di più. Comunque, quella era stata proprio una bella esperienza: era partita grazie alla mia socia di allora, che me lo aveva proposto ed avevo accettato. Io tenevo i corsi di portamento, perché con il mio passato teatrale, ero più preparata al riguardo e la tecnica la lasciavo a lei.
Sei una scrittrice a tempo pieno?
In Italia è davvero difficile esserlo. Mi occupo di sceneggiature, articoli; sono una ghostwriter e una influencer, nel mio piccolo. Diciamo che lavoro con la scrittura a tempo pieno, ma scrittrice ancora no, anche se le vendite dei miei libri sono state davvero buone. Io non perdo la speranza: chissà un giorno! Ci credo molto.
Isabella Rosa Pivot