Non tutto il male viene per nuocere. Il virus Zika, che aveva fatto tanta paura alle madri brasiliane e a quelle in vacanza in Sud America perché se contratto in gravidanza mette il feto a rischio di microcefalia, sembra quasi alla ricerca di redenzione. I ricercatori dell’Università della California e del Washington hanno infatti pubblicato una ricerca in cui utilizzano il virus Zika come cura per il glioblastoma.
Cos’è il glioblastoma?
Il glioblastoma è la tipologia di tumore al cervello più diffusa e maligna. Questo cancro colpisce le cellule gliali, cioè le cellule che nutrono e sostengono i neuroni (assieme ai quali formano il nostro sistema nervoso), che isolano i tessuti nervosi e che proteggono da corpi estranei in caso di lesioni. Nonostante la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia, il glioblastoma rimane una patologia mortale, con un’aspettativa di vita di circa due anni. I ricercatori hanno scoperto che nel cervello vi è un continuo rinnovamento di cellule, e in particolare sono state trovate cellule staminali neuronali in grado di creare sia nuove cellule indifferenziate (altre staminali), sia cellule cerebrali mature (neuroni, astrociti e oligodendrociti). Queste cellule staminali sono in grado di auto-rinnovarsi, in modo da tenere costante il numero di cellule cerebrali.
Cosa causa il glioblastoma?
Il glioblastoma è dunque causato da un errore in questo sistema, che fa sì che queste cellule staminali diventino tumorali, producendo altre staminali tumorali e altre cellule mature anch’esse tumorali. Queste cellule staminali neoplastiche (glioblastoma stem cells; GSC) rappresentano il vero problema di questa tipologia di tumore: poiché sono refrattarie a chemio e radioterapia (in quanto capaci di auto-rigenerarsi prima di subire danni irreversibili), le cellule colpite da queste terapie sono solo quelle mature. È dunque sufficiente che una sola cellula staminale neoplastica rimanga viva per avere una recidiva, cioè un ritorno del tumore.
Perché usare un virus?
Nonostante la sua aggressività, il glioblastoma rimane circoscritto al sistema nervoso centrale (SNC). Questo ha spinto i ricercatori a sperimentare terapie locali, incluse quelle che usano i virus oncolitici, cioè virus che attaccano le cellule tumorali, stimolando al tempo stesso il sistema immunitario del paziente contro il tumore. Dunque, l’efficacia della viroterapia dipende dalla capacità del virus di infettare e uccidere le cellule tumorali, mantenendo una tossicità moderata.
Perché usare proprio il virus Zika?
Il virus Zika (ZIKV) è un flavivurs, cioè un virus a RNA appartenente alla famiglia Flaviviridae. Alla stessa famiglia appartengono virus quali quello della febbre gialla e della febbre dengue e il virus del Nilo Occidentale (WNV). Lo ZIKV, come sappiamo, colpisce le cellule del SNC e in particolare le cellule staminali neuronali del feto. Sul cervello dell’uomo adulto sono invece difficilmente riscontrate delle meningoencefaliti. I ricercatori hanno dunque pensato di poter sfruttare questa peculiarità del virus.
Risultati promettenti
I risultati di laboratorio e sui topi hanno mostrano esiti decisamente positivi. I ricercatori hanno infatti osservato come il virus Zika infettasse prevalentemente le GSC risparmiando le altre cellule, mostrando così una tossicità limitata. Sono stati utilizzati altri flavivirus come il WNV, ma a contrario dello ZIKV, la sua tossicità rimaneva elevata. Ricerche ulteriori sono necessarie, ma si ipotizza già un trattamento che combini chemioterapia e inoculazione del virus Zika (magari modificato geneticamente). Non rimane che affidarci ai ricercatori e sperare che questo filone di ricerca non si interrompa. Voi che ne pensate? Ritenete questa scoperta utile nella battaglia al tumore al cervello? Fatecelo sapere con un commento.
Davide Camarda