La scoperta riportata su Proceedings of the Geologists’ Association lo scorso 31 agosto è destinata a far discutere molto i paleontologi e tutti coloro che studiano la storia e l’evoluzione della specie umana. Una narrazione ormai consolidata dai ritrovamenti dei resti di ominidi più antichi poneva senza ombra di dubbio l’origine della nostra specie nell’Africa subsahariana, ora un ritrovamento di impronte effettuato sull’isola di Creta potrebbe rivoluzionare il tutto.
Il ritrovamento e chi lo ha effettuato
I firmatari principali dello studio sono due paleontologi polacchi, Gerard D. Gierlińskia e Grzegorz Niedźwiedzkib, il secondo però lavora a Stoccolma presso la Uppsala University.
Il primo scoprì per caso le impronte durante una vacanza a Creta addirittura nel 2002, in un primo momento le identificò semplicemente come appartenenti a qualche mammifero e non investigò oltre, ma in un angolo del suo cervello doveva essere rimasta una vocina che gli diceva che forse erano importanti, perchè nel 2010 ci tornò in compagnia di Niedźwiedzkib per studiarle nel dettaglio. I due sono arrivati alla conclusione che si tratta di orme di ominidi. Nel riassunto dello studio spiegano che le impronte, trovate in una località chiamata Trachilos che si trova nella parte occidentale dell’isola, sono di un bipede senza artigli plantigrado (significa che cammina poggiando tutta la pianta del piede) pentadattilo (cinque dita) con l’alluce più sviluppato delle altre dita, non divergente. La datazione si basa sul periodo di formazione dei sedimenti marini su cui sono state trovate e le pone a ben 5,7 milioni di anni fa.
Significato del ritrovamento
La forma del piede differisce da quella delle scimmie, ha solo piccole differenze con quello dell’uomo moderno, le impronte degli animali più vicini a noi, le grandi scimmie, sono molto diverse, sembrano più quelle di una mano umana con un dito di lato. Il più antico ritrovamento di orme simili a quelle umane è quello di Laetoli in Tanzania ed è datato 3,7 milioni di anni, si ritiene le abbia lasciate un Australopiteco, per contro quelle lasciate da un Ardipithecus ramidus in Etiopia 4,4 milioni di anni fa mostrano un piede di tipo scimmiesco.
Quindi il punto posto dalle antichissime orme trovate a Creta è complesso, non solo c’erano ominidi con piede di tipo umano in Europa 5,7 milioni di anni fa, ma in un periodo precedente a quello dell’Ardipithecus ramidus che era considerato un antenato diretto degli ominidi più moderni. Non si tratta dei resti di ominidi più antichi in assoluto, ma dei più antichi con piede di tipo umano. Fino all’inizio del 2017 si pensava che gli ominidi “moderni” fossero originati in Africa e non ne fossero usciti addirittura fino a “solo” 1,8 milioni di anni fa.
Curiosamente all’inizio dell’anno già un altro studio aveva reinterpretato i resti della mascella di un primate conosciuto come Graecopithecus (trovato in Grecia e Bulgaria) come appartenente a un ominide e non a un primate, questi resti sono addirittura più vecchi 7,2 milioni di anni. Quindi abbiamo un essere con mascella umana 7 milioni di anni fa in Grecia e uno che ha lasciato impronte che ci parlano di piedi umani quasi sei milioni di anni fa a Creta, ora non è chiaro come reagirà la comunità scientifica, se le basteranno delle impronte come prova di ominidi con piedi umani in Europa in quell’epoca. I ricercatori fanno notare che nel periodo a cui si riferisce il ritrovamento non è difficile immaginare che gli ominidi potessero vagare tra l’Africa e le sponde orientali del Mediterraneo e giungere in Europa, perché il deserto del Sahara non c’era, in quella zona era tutta savana e in quanto a Creta non era un’isola ma era ancora attaccata alla Grecia.
Fonte immagine: http://www.newsweek.com
Roberto Todini