Sempre più alunni in Sicilia, sia italiani che stranieri, decidono di non frequentare la scuola: si sono persi 12mila alunni in un anno, in un decennio il calo è stato di 77mila unità. E contemporaneamente diminuisce, negli ultimi dieci anni, il numero dei docenti e del personale Ata: in totale 14mila lavoratori in meno.
La situazione sta diventando sempre più ingestibile tanto che i sindacati descrivono la situazione della scuola siciliana come “preoccupante”.
Nonostante la carenza di docenti nell’isola, quattromila insegnanti assunti da poco dovranno trasferirsi per recarsi nelle regioni di servizio proprio a causa del provvedimento “Buona scuola”. A questa situazione già precaria, si aggiunge anche la problematica di personale non qualificato: quattromila cattedre di sostegno, infatti, andranno a docenti privi del titolo di specializzazione e nemmeno abilitati.
Questo calo degli alunni genera diversi effetti a catena, tra cui quello della diminuzione di assunzioni di personale Ata ovvero amministrativo, tecnico e ausiliario: infatti sono state garantite solo 300 assunzioni a tempo indeterminato su più di 6mila a livello nazionale. In particolare, si tratta di 12 assistenti tecnici, 18 direttori dei servizi amministrativi, 24 assistenti amministrativi e sette tra addetti alle aziende agrarie, guardarobieri e cuochi.
In totale sono stati tagliati 94 posti in una regione che conta più alunni di altre regioni che invece avranno quasi il doppio del personale, come la Lombardia dove addirittura le assunzioni saranno quattro volte e mezzo di più rispetto alla Sicilia cioè 1.319 .
L’istruzione è il primo strumento utile per permettere lo sviluppo di una regione visto che è dalla cultura che parte la rinascita economica e civile di un territorio. Solo se si investono risorse per formare i futuri ingegneri, avvocati o scrittori si può sperare in un futuro florido per la Sicilia, dove la corruzione e il deficit economico è un lontano ricordo.
Dorotea Di Grazia