Caos totale nella democratica Inghilterra. Nella patria del costituzionalismo moderno, della perfetta convivenza tra i tre poteri, da qualche mese a questa parte si sta vivendo un clima politico piuttosto pesante.
La data che segnata in rosso è giorno 8 giugno 2017, il giorno in cui il primo ministro Theresa May, in piena trance agonistica post brexit, aveva indetto le elezioni per cavalcare l’ondata populista che stava attraversando l’occidente.
Peccato, però, che l’onda ha finito per inghiottire lei dato che momentaneamente si trova a reggere un governo di minoranza , sorretto dai voti di un piccolo partito nord irlandese non propriamente affidabile.
I problemi più gravi, per la May, arrivano dal suo stesso partito; i conservatori, infatti, sono ai minimi storici, sempre più spaccati sul tema Europa e generalmente imbufaliti con il proprio (anzi la propria, sennò la Boldrini si arrabbia) leader, colpevole di aver indotto un’elezione suicida.
Come se tutto ciò non bastasse, in questo caos politico degno della prima repubblica italiana, il governo avrebbe da portare avanti quel semplice compito di cui si è assunto l’onere lo scorso anno: CONDURRE I NEGOZIATI CON BRUXELLES PER USCIRE DALLA ZONA EUROPA.
Il riferimento che ho fatto prima al nostro paese non è casuale; infatti, se l’Italia è sempre stata il simbolo per eccellenza dell’instabilità politica, la Gran Bretagna è il posto in cui il sistema di governo parlamentare è nato e cresciuto.
Mai un problema, mai una critica al sistema; semplicemente chi prendeva più voti vinceva e governava, chi ne prendeva di meno si sedeva a fare opposizione. Tutto semplicemente perfetto. Almeno fino a giorno 8 giugno.
Adesso l’Inghilterra si trova nell’inusuale situazione di arrangiarsi con la politica; molti, inoltre, si chiedono cosa succederà.
Nell’immediato la May cercherà di andare avanti almeno fino alla fine dei negoziati per la Brexit, anche perché con nuove elezioni, i conservatori perderebbero sicuramente il governo a favore dei laburisti di Jeremy Corbin.
Probabilmente, saranno i conservatori stessi a far fuori Theresa May in modo da far spazio a qualche volto nuovo della politica ( Renzi docet).
Ma per la May, ovviamente, non tutto è perduto. Come si è visto, la coscienza politica è in continuo fermento, e un’eccellente chiusura dei trattati con Bruxelles potrebbe rilanciarla sia all’interno del partito, sia in ambito nazionale, soprattutto nella classica area centrista volta gabbana, anch’essa di chiara matrice italiota ( Alfano Docet).
Francesco Merendino