Maurizia Bianca racconta a Ultima Voce l’aggressione a due ambulanti bengalesi di cui è stata testimone. Una lite notturna a sfondo razzista davanti agli occhi di tre bambini.
Violenza, discriminazioni e odio. Sembra essere questo il leitmotiv di questa estate italiana. In un momento in cui il gioco più di moda è la “demonizzazione delle ONG”, sottotraccia proseguono l’inciviltà e il razzismo.
Ostia Lido, luogo che dovrebbe essere centro di relax e tranquillità, è invece stato scosso da una violenta lite a tinte razziste. Sono quasi le 2 di notte e, come accade d’estate nei luoghi di villeggiatura, nell’Isola Pedonale c’è ancora vita con gli ultimi locali ancora aperti e le persone che passeggiano.
Una testimone, Maurizia Bianca insegnante in una scuola serale per adulti, e la sua collega assistono a un tafferuglio. Un uomo sulla quarantina, che si trovava in compagnia di altri tre uomini, due donne e tre bambini, ha tirato un ceffone a un ambulante bengalese, colpevole di averli accusati di aver rubato un gadget.
Da quel momento sono iniziati gli insulti, anche e soprattutto razzisti, con il poveretto circondato dall’aggressore e dalla sua compagnia tutti concordi nel sostenere di non aver rubato niente e che l’oggetto incriminato l’avevano comprato dall’ambulante vicino. A difesa del bengalese sono intervenuti i ragazzi dei locali vicini che avevano avevano appena terminato il lavoro e avevano assistito alla scena.
Maurizia ha prontamente chiamato i carabinieri e tentato, con la collega, di invitare alla calma e ad abbassare i toni gli uomini che invece non volevano saperne di lasciare in pace l’ambulante.
Un paio di loro ci sono venuti sotto e hanno iniziato a spintonarci intimandoci di farci i ca**i nostri. Ci chiedevano chi eravamo, cosa volevamo e come potevamo difendere “uno sporco ne*ro” anziché loro che erano italiani”
È la testimonianza dell’insegnante che aggiunge:
Continuavano a sostenere che era intollerabile per loro essere accusati di furto”
Accusa che comunque è stata confermata dai ragazzi intervenuti che sostenevano di aver visto chiaramente uno del gruppo sottrarre in modo indebito uno degli oggetti in vendita. Nel luogo nel frattempo arriva anche l’altro ambulante, quello da cui i quattro sostengono di aver acquistato l’oggetto, che nega di avergli mai venduto qualcosa provocando ancor di più la loro ira e ricevendo il medesimo trattamento del collega con insulti e spintoni.
All’arrivo dei carabinieri, gli uomini hanno orgogliosamente ammesso di aver aggredito gli ambulanti sostenendo le loro ragioni. La presenza delle forze dell’ordine non ha placato la loro violenza fisica e verbale. Continuavano a minacciare Maurizia e i presenti additandoli di essere “traditori” e di non sostenere dei connazionali.
Non solo non si sono placati, hanno addirittura accerchiato uno dei carabinieri più giovani continuando a inveire”
Dopo aver preso le generalità degli aggressori e sentito le testimonianze dei presenti i carabinieri hanno sgomberato la zona. In tutto questo i due ambulanti bengalesi non hanno reagito e durante la lite cercavano solamente di allontanarsi dagli aggressori.
Quello che fa riflettere è come 6 adulti, davanti a dei bambini, si siano sentiti in dovere e liberi di aggredire altri due uomini per una lite su un oggetto dal valore di un paio di euro. Fa riflettere come sia stata data una breve ma intensa lezione di razzismo a quelli che un giorno dovranno essere degli adulti responsabili. Come è possibile che invece di far leggere ai propri figli “il razzismo spiegato a mia figlia” di Jelloun si è arrivati al “razzismo insegnato ai miei figli”?
Ci sono bambini negati a coppie per futili motivi, è abominevole l’idea che tali persone abbiano il dono di essere genitori.
Intollerabile anche come qualsiasi circostanza diventi occasione per palesare il razzismo e l’odio che la classe politica anziché condannare continua ad alimentare. Questo è il motivo per cui non si sono placati neanche davanti ai carabinieri. La convinzione dilagante che inveire contro lo straniero dev’essere tutelato dalla legge, come vorrebbe qualche movimento politico. Non sarà questo l’ultimo caso che ci troveremo a dover raccontare o di cui dovremo leggere se i toni resteranno questi.
Cerchiamo di rendere un po’ più civile questo paese”
E’ il motto con cui chiude il suo racconto Maurizia Bianca. Ultima Voce si impegna affinché ciò avvenga e per questo darà sempre spazio a chiunque a storie come questa da raccontare.
Christian Gusmeroli