Da mesi le autorità di Kiev pianificano di chiudere un confine che per secoli è stato uno dei più liberi e porosi del mondo: quello tra Ucraina e Russia. Il Governo di Poroshenko si prepara a introdurre uno stretto regime di visti e permessi per controllare l’immigrazione dall’est russo, per secoli un fenomeno naturale, quando non deliberatamente incoraggiato dalle autorità di Mosca: durante l’era sovietica vennero varate numerose misure per incentivare lo spostamento di russi etnici nei territori della ‘Russia Piccola’ e del Donbass, le cui conseguenze sono visibili e chiare nella demografia dell’Ucraina di oggi.
Venerdì scorso una TV russa ha annunciato che la restrizione dei controlli al confine russo sarebbe stata discussa dal Parlamento di Kiev in autunno. Stando alle parole di Evgeny Balitchi, deputato ucraino dell’opposizione, i diversi partiti che appoggiano l’iniziativa intendono sfruttare il sentimento antirusso di parte della popolazione per “restare al potere”: «Le elite al potere stanno preparando i visti per i russi, non dubitatene […] per loro è una nuova opportunità per approfittare dell’umore dell’elettorato e della retorica anti-russa».
Il Ministro degli Esteri di Mosca, Sergey Lavrov, aveva già minacciato ripercussioni quando, in giugno, notizie sulla possibilità di un provvedimento simile erano trapelate.
«Quando un tornado di fango ci viene versato addosso, quando i nostri attori e artisti sono dichiarati ‘persona non grata’, quando portano via gli affari dagli investitori russi in Ucraina, quando iniziano a discutere dell’introduzione di un regime di visti per l’immigrazione, credete che dovremmo semplicemente sopportare senza rispondere?» ha dichiarato, minacciando “reazioni a specchio” contro la popolazione del vicino occidentale della Russia.
Non ha certamente aiutato Mosca la visita del Segretario americano Rex Tillerson a Kiev qualche settimana fa. Le autorità ucraine, incerte sul da farsi visto la tanto discussa ‘russofilia’ di Donald Trump, sono state rassicurate da Tillerson che, mentre gli occhi di tutti erano puntati sull’incontro di Amburgo dove Donald stringeva la mano a Putin, ribadiva il supporto americano alla causa di Kiev: per il Segretario di Stato americano è la Russia «a dover fare il primo passo» e la restaurazione della sovranità ucraina sul suo territorio resta «una priorità» per la Casa Bianca.
Sergio Flore