Prima una lite che lo coinvolge poi l’inseguimento da parte di tre persone. L’inizio di una fuga che porta Thiam, ragazzo senegalese, a precipitare in un dirupo.
Bara Thiam era un ragazzo di 20 anni, viveva ad Almè (BG), aveva origini senegalesi ma si sentiva italiano. Parlava correttamente la nostra lingua, viveva in Italia da tempo, era integrato nella società ed era tifosissimo della Juventus. Era, perché, purtroppo il suo corpo senza vita è stato trovato domenica notte in un dirupo, 24 ore dopo la sua scomparsa.
Era sabato sera quando Thiam, insieme ad alcuni suoi amici, aveva deciso di partecipare alla festa di Ubiale, piccolissimo paese della bergamasca. Una festa frequentata da molti ragazzi della zona, con musica fino a notte. Durante questa festa è stato coinvolto in una rissa in cui sono volate male parole e qualche pugno. Quando tutto sembrava essersi concluso e il ragazzo senegalese era pronto ad abbandonare la festa con i suoi amici ecco che entra in scena un uomo del paese di 54 anni, che saputo della rissa, ha pensato bene di cercare il ragazzo anche fuori dal perimetro della festa. L’uomo era un volontario di servizio in cucina.
Qui ci sono due versioni differenti della storia. Una, degli amici del ragazzo, che dicono che l’uomo ha afferrato Thiam mentre stava salendo in auto e l’ha immobilizzato al suolo premendogli la testa sulla strada. Morsa dalla quale il ragazzo si è poi liberato. L’altra versione è dell’uomo che afferma di aver trovato il ragazzo seduto alla fermata dell’autobus da solo. Qualsiasi sia la versione veritiera una cosa è certa. Da quel momento ha avuto inizio un inseguimento a piedi, una vera e propria caccia all’uomo. Inseguimento che ha successivamente coinvolto anche una coppia di fidanzati, lui 25 anni e lei 35, che vista la scena, secondo la loro deposizione, si sono aggiunti alla caccia pensando di avere a che fare con un ladro. Come si è conclusa la fuga è purtroppo noto. Quello che manca alla storia è come si sia arrivati a questa triste conclusione, a quel ritrovamento del corpo senza vita del ragazzo avvenuto la notte tra domenica e lunedì. Thiam nella corsa ha scavalcato un muretto ed è precipitato per 15 metri non accorgendosi del dirupo? O forse è stato spinto?
I tre inseguitori sono concordi di aver perso di vista Thiam molti metri prima del dirupo ma vengono smentiti da testimoni che, presentandosi di spontanea volontà ai carabinieri, hanno detto di aver visto, passando in auto, il più giovane degli inseguitori affacciarsi al burrone con le mani nei capelli. Le indagini sono tutt’ora aperte e questa nuova testimonianza, arrivata nella giornata di ieri, getta una nuova luce sul caso. Lo rende ancora più inquietante.
Ci sono parecchie domande da porsi. Cosa ha spinto i due fidanzati a pensare che la vittima fosse l’inseguitore e non l’inseguito? Che chi stava scappando fosse un ladro? Se la carnagione di entrambi fosse stata bianca avrebbero avuto la stessa convinzione o si sarebbero porti qualche domanda in più su chi fosse quello da aiutare? La strategia del “terrore dello straniero” di Salvini sembrerebbe funzionare.
Un uomo di 54 anni perché mai dovrebbe perdersi a inseguire un ragazzo di 20 anni? La lite si era conclusa e il ragazzo si era allontanato. Quante risse ci saranno state in una festa che ogni anno coinvolge migliaia di ragazzi? Ogni volta questo uomo si erge a “giustiziere”? Oppure il colore della pelle di Thiam l’ha portato a voler perseguitare il malcapitato?
Conoscendo Ubiale e quanto il leghismo da quelle parti faccia proseliti è difficile pensare che non vi sia una motivazione razziale dietro la tragedia che ha privato il mondo di una giovanissima vita. Intanto le parti in causa dovranno rispondere di omicidio e omissione di soccorso qualora venissero confermate le accuse. Se fossero andate veramente così le cose ci si augura una pena severa ed esemplare. A chiarire maggiormente i fatti potrebbe essere l’autopsia che è prevista in data odierna.
Intanto, per quanto possa consolare, gli organizzatori della festa di Ubiale, hanno iniziato una raccolta fondi per permettere alla famiglia di Thiam a sostenere le spese per il trasporto della salma in Senegal dove si terranno i funerali del ragazzo con rito musulmano. Stesso impegno se lo sono assunto gli amici e la comunità di Almè in cui viveva.
Speriamo che il dolore che questa tragedia ha portato possa far riflettere molte persone e far sparire in qualcuno i pregiudizi di cui è malato. Giustizia per Bara.
Christian Gusmeroli