Jacopo Cardillo, o semplicemente Jago. Classe 1987, frequenta il liceo artistico e successivamente l’Accademia di Belle Arti, senza portare a termine gli studi. A 24 anni è selezionato per il Padiglione Italia della 54° edizione della Biennale d’Arte di Venezia. La sua prima mostra personale risale al 2011, presentata da Vittorio Sgarbi al Museo della Media Valle del Liri di Sora. Nel 2012 riceve la Medaglia Pontificia per aver realizzato il busto di Papa Benedetto XVI. La sua seconda mostra personale risale al 2014, al Castello Ladislao di Arpino, mentre la terza mostra personale dell’artista è del 2016, all’interno della Cripta della Basilica dei SS XII Apostoli. A gennaio 2017 Jago espone con la Galleria Montrasio Arte alla Fiera Internazionale di Arte Contemporanea di Bologna, presentando l’opera “Eataly”, per la quale riceve il primo premio del Gruppo Euromobil 2017.
La mostra Apparato Circolatorio
Dal 24 maggio al 28 luglio, presso la Galleria Montrasio Arte è possibile visitare Apparato Circolatorio, la prima mostra personale di Jago a Milano. La mostra si apre con l’opera Muscolo Minerale, nella quale sembra che un cuore di marmo prenda vita. Nella stessa sala è presente Apparato Circolatorio, un’installazione di 30 cuori in ceramica ed una video installazione su tre schermi, nei quali è possibile vedere i cuori pulsare e sentire il loro battito. Successivamente possiamo vedere Habemus Hominem, il busto “spogliato” di Benedetto XVI, i cui occhi sembrano seguirvi in ogni direzione. Infine possiamo ammirare Sphynx, il gatto-feto che nasce dal marmo.
Ultima Voce ha avuto la possibilità di intervistare Jago, durante la mostra Apparato Circolatorio a Milano, presso la galleria Montrasio Arte.
Perché hai deciso di intitolare la mostra Apparato Circolatorio?
Apparato circolatorio è un termine generale, nella mostra sono presenti dei fotogrammi che girano in loop, come l’apparato circolatorio, che gira continuamente. La mostra è un percorso circolare ed in ogni stanza è possibile sentire il battito del cuore che si ripete. Inoltre, lavorando con il martello e lo scalpello si riproducono dei rumori simili a quelli del battito del cuore. Facendo un’attività che amiamo, il nostro ritmo andrà in sintonia con quello del cuore, il nostro lavoro riesce ad essere in comunicazione con il nostro cuore. Il battito del cuore è il suono della scultura, il suono dello scultore che scolpisce, ed è il suono della mostra.
Habemus Hominem: perché hai deciso di “spogliare” il papa?
Ho dovuto farlo, non riuscivo più ad identificarmi con quell’opera. L’opera in precedenza non mi piaceva, così ho capito che era il momento di fare un gesto su me stesso. Ho deciso di togliere il superfluo, ciò che non mi riguardava più, come ciò che ho fatto su di me. Ho spogliato il papa perché ho sentito di dover fare un lavoro su me stesso, ci sono riuscito perché ho imparato delle cose. Il mio modo di leggere la realtà è questo, fare delle cose, compiere azioni. Spogliare il papa è stato un modo per spogliare me stesso.
Essere scultore oggi: è stato difficile all’inizio? Oggi continua ad esserlo nonostante tu abbia successo?
È sempre stato difficile, sin dai tempi di Michelangelo. Anche adesso è difficile, nonostante i mezzi siano cambiati. Io vivo nel desiderio di scolpire, di realizzare ciò che mi serve interiormente. Io voglio vivere di arte, voglio vivere facendo lo scultore perché amo questa professione. Purtroppo però non posso scolpire quotidianamente, ma solo in alcuni ritagli di tempo. Non mi basterà una vita per realizzare tutto quello che ho in mente. Non farò tante opere d’arte, ma pochi capolavori. Io voglio essere me stesso, vivendo di arte.
Nei video su Youtube mostri il making of delle tue opere e condividi messaggi motivazionali: credi che l’uso dei social network sia importante per la tua professione?
I social network sono fondamentali, una grande opportunità. Il 99% di quel che faccio è grazie a Facebook, è incredibile. Grazie ai social network chiunque può mostrare ciò che ama e ciò che fa. Se fai qualcosa di bello, le persone lo condivideranno. Grazie ai social network è possibile trasformare una passione in qualche cosa di reale, con un click è possibile arrivare dall’altra parte del mondo.
Come e quando è nata la tua passione per l’arte?
Ho sempre avuto la passione per l’arte, fin da piccolo disegnavo tantissimo, ovunque io mi trovassi. Il contesto ambientale mi ha aiutato molto: mio padre è architetto e mia madre è scultrice e insegnante di educazione artistica. Loro hanno sempre creduto in me, in questa mia passione.
Da dove prendi ispirazione per le tue opere?
Non ho mai avuto un’ispirazione, io mi ispiro nel fare. Mentre faccio so che posso ottenere delle informazioni che mi mancano con le quali posso andare oltre. Ogni mia opera è necessaria ed è stata in grado di portarmi a quella successiva. La mia ispirazione è avere realizzato l’opera, mentre la facevo pensavo che quell’opera mi sarebbe servita per andare avanti e realizzare quella successiva. Il suggerimento più grande è già dentro le cose, mentre io scolpisco, mi ispiro.
Jago: un artista incredibile
È possibile visitare la mostra fino al 28 luglio. Se siete a Milano, vi consiglio vivamente di andarci. Jago è una forza della natura. Lui ama ciò che fa e riesce a trasmetterlo grazie alla sua simpatia, al suo carattere solare e alla sua sincerità. Se volete informarvi di più su questo artista, Ultima Voce se ne era occupata precedentemente in questo articolo.
Grazie Jago, ti auguro un futuro pieno di gratificazioni
Caterina Tiziani