Brutte notizie per i sostenitori dell’omeopatia. In questi giorni la sanità inglese ha pubblicato un documento che sconsiglia ai medici di base la prescrizione di rimedi omeopatici.
Il National Health Service (NHS)
Ad operare questa scelta è stato l’NHS England, divisione inglese del National Health Service britannico, il corrispettivo del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN). L’NHS, infatti, sebbene sia un ente unico presente in tutto il Regno Unito con linee guida comuni, è diviso in quattro dipartimenti autonomi, uno per ogni regione che costituisce il regno: Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Ognuno di questi quattro NHS differisce sotto aspetti di natura manageriale, finanziaria e operativa.
I costi del sistema
Nel 2016 la sanità inglese ha speso 9,2 miliardi di sterline relativi a 1,1 miliardi di prescrizioni. La natura di queste prescrizioni varia considerevolmente in tutta l’Inghilterra. La consapevolezza della poche risorse a disposizione ha spinto i vertici dell’NHS England a trovare un modo per continuare a fornire il migliore servizio possibile con le risorse disponibili. Fortunatamente, il criterio utilizzato per operare questa spending review sanitaria sarà quello dell’efficacia del prodotto (cioè qualsiasi cosa sia prescrivibile dal NHS), cercando di ridurre gli sprechi.
Launch of the action plan to drive out wasteful & ineffective drug prescriptions. #NHS savings of over £190m a year.https://t.co/XMM2JvosUe pic.twitter.com/0Zc8qFqF8Z
— NHS England (@NHSEngland) 22 luglio 2017
Come risolvere il problema?
A questo scopo sono state redatte delle linee guida da fornire ai medici di medicina generale per stabilire quali prodotti siano da prescrivere in regime di assistenza sanitaria di base e quali no. Infatti, questo documento è nato per supportare il lavoro dei cosiddetti Clinical Commissioning Groups (CCG). I CCG, infatti, hanno il compito di garantire ai pazienti le migliori cure possibili sulla base dei prodotti che la popolazione locale solitamente utilizza, elaborando delle policy locali. Infatti, nonostante queste linee guida, saranno comunque i CCG che, localmente, decideranno di volta in volta sulla loro adozione sul territorio. Alla luce di ciò, cosa prescrivere e cosa no sarà comunque a discrezione del medico. Il risparmio che si otterrà dall’implementazione di questa procedura, stimato in circa 190 milioni di sterline, verrà reinvestito nel miglioramento delle cure.
Perché l’omeopatia non è più prescrivibile?
I prodotti presenti in questo documento sono quelli che soddisfanno uno dei seguenti criteri:
- Bassa efficacia (prodotti senza solide basi di efficacia o pericolosi);
- Prodotti efficaci ma con rapporto costo-efficacia inferiori a quelli di altri prodotti;
- Prodotti efficaci ma con una rilevanza minore per l’NHS.
I prodotti inclusi in questo documento sono ben 18 e vi rientrano alcuni antidolorifici, i rimedi a base di erbe e, appunto, l’omeopatia. Il documento riporta una spesa annuale di 92,412 sterline relativa alle prescrizioni di rimedi omeopatici. Il motivo che ha portato a questa decisione risiede nel primo criterio (bassa efficacia). Conseguentemente, si raccomanda ai CCG di consigliare ai medici di base di non prescrivere i rimedi omeopatici in nessun caso.
È qualcosa di inaspettato?
Chi sa di cosa si tratta quando di parla di omeopatia non rimarrà certo sorpreso da questa decisione. Qui su Ultima Voce abbiamo già discusso quali possano essere i rischi derivanti dall’assunzione di questi rimedi escludendo totalmente i farmaci. Molti ricorderanno il recente caso di Francesco, il bambino morto per otite a cui erano stati somministrati solo rimedi omeopatici o di come alcuni abbiano cercato di “curare” l’omosessualità attraverso questi metodi. Non è obiettivo di questo articolo dibattere sull’efficacia dell’omeopatia, già sconfessata da tonnellate di studi, e le cui fantasiose basi sono già state efficacemente smantellate da noti e autorevoli debunker quali Salvo Di Grazia (in arte, Medbunker) e Dario Bressanini. Qui preme piuttosto sottolineare come sempre più istituzioni stiano realizzando i pericoli derivanti da quello che sembrerebbe essere al più un prodotto innocuo, e che invece può portare a decisioni sconsiderate, spesso pericolose per la vita propria e altrui.
E l’Italia?
Il fatto che gli Stati Uniti (che adesso obbligano i rimedi omeopatici ad applicare un’etichetta sulla confezione con su scritto che non funzionano), l’Australia (che ha condotto la più grande ricerca sull’omeopatia, non riscontrando alcuna efficacia) e adesso l’Inghilterra abbiano preso posizione sull’efficacia dell’omeopatia, lascia sperare che i risultati ottenuti grazie all’Evidence-Based Medicine siano finalmente utilizzati a livello nazionale in maniera adeguata. Adesso non ci resta che sperare che anche l’Italia si decida a prendere dei provvedimenti in merito. Restiamo fiduciosi.
Davide Camarda