Un altro caso di violenze all’interno della Chiesa. Le brutalità hanno avuto luogo nel Duomo di Ratisbona, che ospita il più antico coro di voci bianche del mondo.
Tra il 1945 e i primi anni ’90, almeno 547 bambini hanno subito abusi fisici e sessuali. Ragazzini che hanno vissuto in un clima di terrore. Bambini non più grandi di otto anni che scrivevano lettere ai genitori – lettere mai arrivate a destinazione – pregandoli di riportarli a casa.
L’avvocato Ulrich Weber, a cui è stato affidato l’incarico di chiarire gli eventi relativi allo scandalo di Ratisbona, ha rilevato 67 casi di violenze sessuali. Sono stati identificati 49 responsabili. Purtroppo, trattandosi di reati vecchi, sono caduti in prescrizione. Dunque è molto probabile che non si arriverà ad un processo.
Georg Ratzinger, fratello di Papa Benedetto XVI, è stato direttore del coro di Ratisbona dal 1964 al 1994.
«Se fossi stato a conoscenza dell’eccesso di violenza utilizzato, avrei fatto qualcosa», ha dichiarato Ratzinger, scusandosi con le vittime.
Tuttavia, secondo il rapporto di Weber, Ratzinger sapeva tutto. L’ex direttore del coro è, quindi, colpevole di non essere intervenuto in alcun modo, nonostante fosse a conoscenza delle violenze.
Sono state raccolte le testimonianze degli ex allievi del coro di Ratisbona. Testimonianze brutali, attraverso le quali si viene catapultati in quegli anni infernali, che devono essere stati interminabili per le vittime. Molti degli ex allievi hanno paragonato gli anni di scuola ad una prigionia.
E poi ci sono le lettere, talmente strazianti da rendere la lettura insostenibile.
«Vi prego, vi prego» scrive uno dei bambini ai suoi genitori, «non mi mandate nessun pacchettino. Io vorrei così tanto tornare a casa». Un grido di aiuto che non è mai stato ascoltato.
Un altro ex alunno racconta che persino la nostalgia veniva punita, «spazzata via con le botte». Per non parlare dei tentativi di fuga, puniti con isolamento, digiuno e percosse davanti agli occhi degli altri bambini, in modo da scoraggiare qualsiasi altro tentativo.
Dopo anni di denunce e omertà, la diocesi ha finalmente deciso di prendere provvedimenti. Ogni vittima riceverà un risarcimento di 20mila euro.
Tra gli ex allievi c’è anche chi, in un certo senso, giustifica le violenze. Alexander Metz ha rifiutato l’indennizzo, sostenendo che le punizioni corporali a quei tempi erano ordinaria amministrazione.
Metz ha raccontato dell’incontro con un vecchio insegnante, uno dei più violenti, che gli ha raccontato di aver trascorso diversi anni in un Lager. Secondo Metz, l’insegnante voleva solo preparare gli alunni alle difficoltà della vita.
Ben diversa è stata la reazione di Alexander Probst, un’altra vittima. Da ormai diversi anni, l’uomo si sta battendo affinché tutti i colpevoli si assumano le proprie responsabilità. Probst ha anche pubblicato un libro –Von der Kirche missbraucht, ovvero Abusato dalla Chiesa – in cui racconta le violenze subite in quegli anni.
Lo scandalo di Ratisbona è l’ennesimo caso di violenza abilmente coperto dalla Chiesa. Ancora una volta, i più indifesi hanno pagato un prezzo troppo alto. Il tutto per favorire gli interessi dei potenti.
Veronica Suaria