Nato in Lituania nel 1911, persegue la sua vena artistica in età matura nella capitale delle arti: Parigi. L’atmosfera soffusa e vitale degli anni ’30 lo accoglie destando la sua ispirazione e con habitus bohémien pian piano si introduce nello stilema parigino.
Nel 1941, a causa dell’incedere del nazismo, si trasferisce a Limoges. A liberazione avvenuta, nel 1944, egli si staglia quale una delle più eminenti personalità artistiche in ambito fotografico. In particolare, Izis in quel frangente sarà vettore del sentire partigiano rappresentato in tutte le sue sfumature nei suoi scatti intensi e delicati.
Successivamente si specializzerà nella ritrattistica e numerosi saranno i personaggi di rilievo a essere immortalati sulla sua pellicola. La poetica di Izis è un ibrido tra realismo e immaginifico, un processo deduttivo dal dato reale al dato astratto. La crudeltà delle scene di guerra viene temperata da una dolce malinconia, a tratti severa, che trascende l’acredine del vero.
Suo amico fidato sarà Prévert, con il quale pubblicherà “Paris de revue”, un’opera che racchiude tutto l’habitus artistico di Izis. La linearità formale in cui concavi e convessi si armonizzano, il tempo che scorre dolcemente, l’ardore della verità, della testimonianza.
Questo corpus profonde uno stilema narrativo che ha come tematiche l’umanità e l’”umanesimo”. Una intensità primigenia e allo stesso tempo contestualizzata in quell’iter, in quel unicum che agglomera l’ontologia dell’essere. La vita nelle sue sfaccettature, nei suoi angoli, nelle sue strettoie, nei suoi vicoli ciechi è l’oggetto del suo interesse, della sua osservazione. Una rassegnazione all’esistenza, ma esule dall’emozione di viverla pienamente.
Il pittore Marc Chagall sarà vicino al suo sentire. Il realismo soffuso magico delle sue immagini si sposa con la poetica delicata degli scatti di Izis, come ad esempio l’icona dell’uomo che fa le bolle di sapone. Una leggerezza consapevole mista a un rigore stilistico deputano la sua arte un documento di memoria storica inestimabile.
Costanza Marana