Mettersi a letto la sera e approfittare degli ultimi istanti della giornata per controllare le mail, rispondere ai messaggi, scorrere la bacheca di Facebook e leggere qualche pagina dell’e-book appena scaricato. Gesti comuni che probabilmente compiamo tutti, e che sono sotto accusa dalle ultime ricerche sul rapporto tra insonnia e utilizzo di smartphone prima di dormire.
La causa del sempre più stretto legame tra i disturbi del sonno e gli schermi con retroilluminazione a LED risiede proprio lì, nell’apparentemente innocua lucina blu, che limita la produzione di melatonina. Si tratta di un ormone fondamentale per l’uomo che consente al corpo di rilassarsi, necessaria per il corretto andamento del ritmo circadiano (il regolare ciclo sonno-veglia).
La melatonina, infatti, viene prodotta dalla ghiandola pineale in assenza di luce, circa un paio d’ore prima dell’orario di sonno naturale. Se tale ciclo viene alterato, le conseguenze sono insonnia e fatica ad addormentarsi, causando nel lungo periodo disturbi anche più gravi.
Studi e ricerche da conoscere
Già nel 2012 uno studio dell’americano Renssalaer Polytechnic Institute aveva evidenziato che l’esposizione a display retroilluminati per due ore prima di dormire riduce del 22% la produzione di melatonina. Oltre alla forte illuminazione degli schermi, il vero problema pare siano proprio i toni del colore blu: tinte fredde simili a quelle della luce naturale portano il fisico a non produrre l’ormone, così come dimostrato da uno studio della Harvard Medical School.
Ancora prima del Renssalaer Polytechnic Institute , nel 2011 la National Sleep Foundation ha calcolato che negli Stati Uniti il 95% delle persone utilizza dispositivi elettronici prima di coricarsi, di cui il 60% soffre di disturbi del sonno.
La categoria più a rischio? Gli adolescenti, come dimostrato nel 2015 dal Lighting Research Center, che ha dedicato uno specifico studio agli effetti dei dispositivi con retroilluminazione integrata sui giovanissimi. Basti pensare che nei ragazzi tra i 15 e i 17 anni la produzione di melatonina si riduce del 23% dopo un’ora di esposizione e del 38% dopo due. Se gli adolescenti soffrono di insonnia, una parte della responsabilità pare dunque che sia proprio di smartphone, tablet e computer utilizzati prima di andare a dormire. I medesimi risultati si sono ottenuti anche uno studio su diecimila norvegesi dai 16 ai 19 anni.
Basteranno questi dati per motivare un più corretto utilizzo di tutti i possibili e immaginabili dispositivi che la tecnologia ci dona?