In treatment era stato già un esempio di come la psicanalisi abbia la capacità di attirare il pubblico televisivo con personaggi magnetici e storie intriganti. Seguendo questa scia, con Netflix alla produzione, Lisa Rubin ha creato Gypsy, con un asso nella manica importantissima: Naomi Watts.
Abbiamo già visto l’attrice in azione sul piccolo schermo con il suo nuovo ruolo in Twin Peaks, dove lei buca lo schermo con l’energia ed il savoir faire usati per caratterizzare il personaggio di Janey-E Jones, moglie di Dougie, clone grottesco dell’iconico Agente Cooper (Kyle MacLachlan) appena uscito dalla Loggia Nera.
Dopo questo successo nuovamente sotto la regia di David Lynch, la Watts ritorna in tv nel ruolo da protagonista in Gypsy: lei è Jean Holloway, psicanalista newyorchese, moglie insoddisfatta, con una figlia-maschiaccio attratta dalle altre bambine della scuola.
All’apparenza calma e controllata, sotto quella superficie di donna perfetta e composta della buona borghesia della East Coast nasconde una tensione oscura verso il baratro e l’avventura, verso il lato oscuro del desiderio.
Per soddisfare questo suo lato represso lei entra nelle vite dei suoi pazienti, facendo conoscenza con le persone del loro passato, intrecciando rapporti sotto il segno dell’ambiguità e della segretezza.
Formula certo interessante e che ha portato la produzione a puntare molto sulla promozione del prodotto come nuovo show di punta dopo le falle delle varie cancellazioni di serie importantissime come The Get Down.
La regia dei primi due episodi, come annunciato già a febbraio, è stata affidata a Sam Taylor-Johnson, la regista di Cinquanta sfumature di grigio che dona alla serie uno stile ed una regia patinati.
La prima stagione, da 10 episodi, è già disponibile dal 30 giugno su Netflix. Nel cast, oltre alla Watts, possiamo trovare Karl Glusman, protagonista del film-scandalo Love di Gaspar Noé, Billy Crudup, Sophie Cookson, Poorna Jagannathan e Brenda Vaccaro.
Antonio Canzoniere