Prigionieri di guerra, ridotti in schiavitù per anni e decapitati per compiere sacrifici umani.
Recentemente, sono emersi nuovi particolari sui prigionieri decapitati di Yinxu. Quest’ultima era la capitale della dinastia Shang che regnò dal 1600 al 1046 a.C. sulla valle del Fiume Giallo, situata in Cina nordorientale.
Durante la dinastia Shang si ebbe una grande produzione di vasi e armi in bronzo. Per questo genere di produzione una grande forza lavoro era impiegata nelle miniere, nel trasporto e nella raffinazione del rame,dello stagno e del piombo.
Gli scavi archeologici, condotti nella zona attualmente nota come Anyang, hanno portato alla luce i resti di più di 13 mila persone uccise in circa 2 secoli.
Gli studiosi hanno ricostruito il regime alimentare di millenni fa grazie all’analisi degli isotopi presenti nella massa ossea degli scheletri. Solitamente è possibile determinare la dieta di un individuo o di un intera popolazione analizzando i denti.
In questo caso, tuttavia, i corpi rinvenuti sono privi di testa.
Pertanto, un team di archeologi della Simon Fraser University, in Canada, ha comparato la quantità di isotopi stabili di carbonio, azoto e zolfo nelle ossa di 68 vittime a quella dei resti di 39 locali.
Dall’analisi è emerso che i prigionieri seguivano la stessa dieta, prevalentemente a base di miglio, della popolazione locale.
Le vittime, ridotte allo stato di schiavitù per anni prima di essere decapitate, erano usate per compiere sacrifici umani.
Iscrizioni presenti sulle ossa oracolari o gusci animali utilizzati per la divinazione indicano che queste persone erano prigionieri di guerra. Su queste iscrizioni era indicata la data, il nome dell’indovino e il tema della divinazione. Grazie queste iscrizioni gli studiosi sono riusciti ad avere numerose informazioni sulla politica,l’economia, la cultura e la religione del tempo.
Questo sterminio dei prigionieri, appartenenti a popoli nemici della dinastia Shang, servivano a terrorizzare e a stroncare eventuali rivolte sul nascere.
Alessia Cesarano