Denis Masi, con l’opera concettuale “Distorsione” (1973), accoglie la poetica insita alla “body art”, in cui il corpo assurge a strumento espressivo e ad effigie di una mimica immediata. Un processo simbiotico tra alterazione e ricomposizione che, distorcendo, riconfigura un nuovo soggetto espositivo.
Denis Masi sforma il viso umano, contorcendone la muscolatura, la nervatura, le linee espressive, approdando a una manipolazione corporea, deviando dai paradigmi visivi consolidati. Un video tape in cui, a partire dalla deformazione del labbro, i lineamenti contorti e coatti suggeriscono un tormento interiore, una insofferenza, un’inquietudine, come se l’individuo fosse pressato fisiologicamente da una forza opprimente, quale il tempo, la fatica, il dolore.
Una contorsione, sia nella forma che nel contenuto, che crea un senso del grottesco e dell’anomalo nell’osservatore. Costui si sente in preda dell’anomia emotiva, della dialettica lassismo-tensione corporale del soggetto della performance, e prende così consapevolezza della sua limitatezza come essere, in balia di forze contingenti. Una “inconsistenza” interna che si riflette in una costrizione e contrizione esterna, la normalità di una condizione alterata, una “distonia” compulsiva.
Altro esempio di accostamento alla “body art” è “Pensare il pensiero” (1973) di Eliseo Mattiacci, ove l’autore è posto davanti a un tavolo, assiso su una sedia di alluminio, munito di una benda gessata sugli occhi, innanzi a una lastra di rame, con in mano un pennino metallico con il quale poter scrivere. In seno al puro concettualismo, questa performance si staglia quale una provocazione della vanità intellettuale. Una metafisica del pensiero, una dialettica tra l’azione e la non-azione, tra l’essere e il non-essere. Agire non agendo e viceversa, creando un cortocircuito volontario.
Mattiacci sfora il campo del concettualismo, “performando” una filosofia dell’esistenza che avviene spesso senza consapevolezza. Egli intende ristabilire il nesso e la cognizione del pensare, nel momento esatto in cui avviene questo atto, e allo stesso tempo desidera creare una sovrastruttura del pensiero stesso.
Costanza Marana